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lunedì 23 Settembre 2024

Tessuti sostenibili: i materiali eco-friendly

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Nella moda e nell’abbigliamento è importante scegliere tessuti sostenibili, che fanno bene all’uomo e all’ambiente.

Oggi dovrebbe essere ormai chiaro che la moda e l’abbigliamento non sono argomenti frivoli e secondari, sono parte integrante ed espressione della nostra cultura. Come tali, recano traccia – e in alcuni casi alimentano – dei passi avanti compiuti a livello socio-culturale, come il concetto di body-positivity e l’inclusività, l’approccio cruelty free, la sostenibilità sociale e naturalmente l’utilizzo di materiali e tessuti sostenibili.

Chi volesse adottare uno stile di vita eco-friendly non può perciò non prestare attenzione alla sostenibilità del settore tessile, che a oggi è tra i più impattanti sull’ambiente e tra i meno equi nel trattamento dei lavoratori lungo tutte le filiere.

Le domande da porsi

Un tessuto può essere definito sostenibile soltanto se lo è sia dal punto di vista sociale che da quello ambientale. Per quanto riguarda la sostenibilità sociale, è necessario prestare attenzione alle condizioni dei lavoratori della sua filiera, da chi raccoglie o realizza la materia prima a chi la lavora per trasformarla in un capo di abbigliamento o arredamento. I lavoratori ricevono salari adeguati? Hanno orari lavorativi sostenibili? Lavorano in ambienti sicuri e salutari?  

Rispetto all’impatto ambientale, invece, possiamo definire un tessuto sostenibile se lo è a tre livelli. Innanzitutto, dobbiamo chiederci da dove viene il materiale di cui è composto: è stato coltivato o prodotto in maniera sostenibile? È riciclato? O proviene invece da pratiche agricole intensive e dannose o da un animale?

In secondo luogo, è importante sapere se e come le materie prime vengono lavorate prima di poter essere impiegate per realizzare tessuti. Tra gli esempi di lavorazione sostenibile ci sono la tessitura, il lavoro a maglia o l’utilizzo di coloranti non tossici. Ma alcuni tipi di tessuto richiedono uno sbiancamento, una colorazione con coloranti cancerogeni o altre lavorazioni chimiche, con sostanze dannose per l’ambiente e per la salute.

Infine, è fondamentale chiedersi quali sono le prospettive di fine vita dei tessuti: quanto dureranno prima di risultare inutilizzabili? Verranno riciclati o recuperati? Oppure finiranno in una discarica? Si tratta di un aspetto chiave per comprendere la reale sostenibilità di un tessuto. Un capo prodotto e lavorato in modo eco-friendly che finisca nella spazzatura rappresenta comunque uno spreco di materie prime e di energia, nonché un rifiuto in più da smaltire.

Come capire se un tessuto è sostenibile

Naturalmente è molto complesso, se non impossibile, informarsi approfonditamente sul ciclo di vita di un tessuto e sulle condizioni dei lavoratori della sua filiera ogni volta che si fa un acquisto. Oltretutto, oggi i marchi utilizzano regolarmente tattiche di greenwashing, sostenendo falsamente di lavorare in modo sostenibile per attirare i consumatori. Per questo motivo è importante:

  • imparare a leggere le etichette dei capi, andando in cerca delle certificazioni tessili che garantiscono il rispetto dell’ambiente e dei lavoratori. Tra queste, il Fairtrade Textile Standard (diritti dei lavoratori), lo standard ISO 1401 (requisiti per i sistemi di gestione ambientale), l’Eu-Ecolabel (prodotti ambientalmente compatibili), il GOTS (Global Organic Textile Standard, per tessuti prodotti nel rispetto di criteri ambientali e sociali), OEKO-TEX® (per prodotti privi di sostanze dannose), OEKO-TEX® – Made in Green (marchio di tracciabilità per i prodotti tessili sostenibili), Ecocert (materiali organici), Naturtextil (prodotti realizzati con 100% fibre ecologiche), Cradle to Cradle (sicurezza dei prodotti, riciclabilità e compostaggio), Get It Fair.
  • Affidarsi a brand in grado di dimostrare la loro sostenibilità con informazioni costanti e precise.
  • Consultare app e siti specializzati nella valutazione della reale sostenibilità dei brand come Good on you.

Esempi di tessuti sostenibili

Fatta questa premessa, possiamo concentrarci sui tessuti più sostenibili in circolazione, tenendo conto che non sempre naturale corrisponde a sostenibile e artificiale a non-sostenibile. Esistono infatti tessuti artificiali prodotti in maniera sostenibile e tessuti naturali prodotti a partire da materiali coltivati o lavorati in maniera non sostenibile. Rimane perciò fondamentale informarsi sui brand e consultare le etichette per non rimanere vittima di greenwashing o pregiudizi.

Ecco un elenco di tessuti sostenibili, dai più noti ai più innovativi:

  • Cotone biologico. Tra i tessuti più diffusi al mondo, il cotone di per sé è il perfetto esempio di una fibra naturale per nulla sostenibile. Richiede infatti tantissima acqua e una lavorazione a base di sostanze chimiche. Il cotone biologico certificato però elimina qualunque pratica dannosa per l’ambiente e può essere perciò considerato sostenibile.
  • Canapa, una pianta versatile che può essere utilizzata per realizzare qualsiasi cosa, da cibo e materiali da costruzione a cosmetici e tessuti. È una delle fibre più antiche utilizzate per l’abbigliamento, la sua coltivazione richiede poca cura e poca acqua, si adatta a tutte le stagioni e si ammorbidisce con i lavaggi.
  • Lino biologico. Simile alla canapa per tipologia di coltivazione, è però più morbido, leggero e resistente alle tarme. Ma soprattutto viene realizzato a partire da ogni parte della pianta, producendo perciò uno spreco minimo.
  • Lana. Se non proviene da allevamenti intensivi, la lana è sostenibile, perché frutto di tosature benefiche per gli animali.
  • Lyocell, un tessuto leggero a base di polpa di legno, assorbente, antibatterico, inodore, resistente all’umidità e biodegradabile. È vero che la polpa di legno ha bisogno di essere lavorata chimicamente per creare fibre di cellulosa, ma l’acqua e le sostanze chimiche utilizzate durante la produzione sono generalmente in grado di essere riciclate.
  • Piñatex. Mentre la pelle vegana diffusasi negli ultimi anni non è altro che plastica, il piñatex deriva dalla fibra di foglie di ananas, che altrimenti verrebbero scartate e smaltite. Come sottoprodotto alimentare, perciò, si tratta di un materiale senza dubbio sostenibile.
  • Qmonos, un tessuto sintetico simile alla seta creato a partire da geni e microbi ricavati dai ragni in modo non dannoso per gli animali. È incredibilmente resistente (5 volte più dell’acciaio), leggero e flessibile. Naturalmente a oggi è ancora molto costoso e difficile da reperire, ma rappresenta comunque un esperimento interessante di tessile sostenibile.

Ultimamente si stanno diffondendo sempre più brand che propongono capi interamente realizzati con materiali riciclati o rigenerati. I tessuti riciclati, infatti, anche se realizzati con materiali che di per sé non sarebbero sostenibili (come poliestere, nylon e acrilico), possono essere considerati opzioni sostenibili. Un altro modo per rendere più sostenibile il proprio guardaroba, infine, è affidarsi al vintage, per dare una seconda vita a capi già in circolazione ma non più utilizzati.

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