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lunedì 23 Settembre 2024

La rivoluzione green di Apple

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Negli ultimi tempi si parla di una vera e propria rivoluzione Apple. Il motivo?

Apple raggiunge un nuovo traguardo in termini di sostenibilità, estendendo il suo obiettivo “emissioni zero” anche alle aziende partner della filiera. 110 fornitori infatti si impegneranno concretamente a utilizzare esclusivamente fonti a impatto zero, garantendo una quantità di energia pulita di circa 8 gigawatt. In numeri si parla di eliminare, a livello produttivo, oltre 15 milioni di tonnellate dalla strada, che corrispondono a 3,4 milioni di auto in meno sulle strade.

Lisa Jackson, vice presidente Apple, responsabile delle iniziative per l’ambiente afferma: “Avanziamo con determinazione nell’aiutare i nostri fornitori a diventare carbon neutral entro il 2030 e siamo entusiasti di aver coinvolto in questo progetto tanti settori industriali e Paesi, fra cui Germania, Cina, Stati Uniti, India e Francia”. Al momento si sono già visti notevoli risultati, infatti l’impatto aziendale di Apple è diminuito del 40%.

 

Rivoluzione green di Apple: i numeri

I 110 fornitori Apple, per raggiungere l’obiettivo prefissato, dovranno andare incontro a numerose sfide. Sempre la Jackson afferma che molti dei loro fornitori hanno un grande know-how tecnologico, tuttavia spesso mancano loro le competenze sull’energia pulita, quindi il loro aiuto sta nel come muoversi e su quali progetti puntare. “La buona notizia è che l’energia pulita è spesso un investimento redditizio”.

Apple, invece, utilizza già energia pulita per tutte le operazioni, nei negozi, negli uffici, nei data center. Ora l’obiettivo è fare in modo che i clienti Apple possano scegliere di usare fonti rinnovabili, per questo il Brand sta lavorando con governi e istituzioni in tutto il mondo per cercare di rendere più facile l’accesso all’energia pulita sulla rete elettrica.

 

I Paesi che aderiscono

I vari Paesi stanno rispondendo in maniera diversa, ma l’Europa è in prima linea. Anche se tutti i governi concordano sul fatto che sia prioritario uscire dalla pandemia, includono in questa svolta una radicale trasformazione di tutte le nostre abitudini di oggi, fra cui quelle che riguardano un’energia pulita. Anche in Italia il premier Mario Draghi ha sottolineato nel suo discorso programmatico al Senato lo scorso 12 febbraio: “Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”.

 

La rivoluzione Apple in Italia

Scendendo nel concreto, nominiamo alcuni fornitori italiani che hanno aderito al Supplier Clean Energy program di Apple:

  • STMicroelectronics Italia. Già oggi il 70% dell’energia che utilizzano proviene da fonti rinnovabili, a fine 2020 hanno annunciato che diventeranno carbon neutral entro il 2027 e il 100% dell’energia proverrà da fonti rinnovabili.
  • SAES Getters SpA: si sono detti entusiasti nell’aggiornare le loro politiche interne per rimanere al passo con l’evoluzione tecnologica. Stavano infatti già valutando percorsi verso una transizione ecologica, il programma di Apple gli ha dato un’ulteriore spinta allo studio di progetti più estesi di sostenibilità, che vanno oltre la fornitura ad Apple.

Condividere le tecnologie green, sì o no?

Solo nel 2014 Apple era in guerra legale con Samsung, accusata di aver copiato un Iphone e l’azienda di Tim Cook rispondeva con un annuncio sui quotidiani con la foto di un enorme impianto solare e la frase: “Ci sono idee che vorremmo che tutti ci copiassero”.

Ad oggi sul tema della condivisione delle tecnologie green, Lisa Jackson afferma che Apple  sta rendendo pubbliche sempre più informazioni sugli accordi sull’energia pulita che raggiungono, perché è possibile usare energie rinnovabili e farlo in maniera economicamente conveniente. Si dice preoccupata del fatto che chi produce hardware potrebbe copiare le loro idee su come riciclare e riutilizzare le materie prime, dove davvero sono stati dei pionieri.

I loro prodotti più recenti sono realizzati con alluminio, stagno, tungsteno, terre rare e molti altri elementi riciclati, con processi giudicati impossibili fino a poco tempo prima. Hanno un laboratorio in Texas e un robot nei Paesi Bassi, con i quali si cercano soluzioni innovative per riciclare ogni dispositivo. 

Anche dettagli apparentemente minori fanno la differenza, come la scelta di non includere il caricabatteria nella confezione dell’iPhone 12. Tuttavia in questo caso la decisione è stata accolta con reazioni perlopiù negative, salvo poi essere copiata da altri produttori: “Siamo stati i primi, e ci siamo assunti la responsabilità di una decisione impopolare. Abbiamo valutato quanto materiale è necessario per produrre un caricabatterie e quanti ce ne sono già nel mondo, sforzandoci di pensare in modo diverso da tutti gli altri. Così risparmiamo materiali e inoltre possiamo usare scatole più piccole e più leggere, quindi per ogni spedizione ce ne stanno molte di più”.

 

Il valore della rivoluzione Apple

Il vero valore nel programma di Apple risiede nel generare un cambiamento nel mercato. Nel momento in cui una crisi mondiale ci ha mostrato che da una tragedia si possono imparare molte lezioni, l’attitudine di Apple è stata quella di riflettere in modo diverso dal solito.

La crisi è la madre dell’invenzione”, recita un vecchio detto.

 


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