Tra gli obiettivi della transizione energetica l’impostazione di un modello di consumo sostenibile è prioritaria. Ma in cosa consiste esattamente?
Il consumo e la produzione, forze trainanti dell’economia, si basano sull’uso dell’ambiente naturale e delle risorse che offre. Oggi il tasso di sfruttamento delle risorse naturali supera di gran lunga la capacità della terra di rigenerarle. Tanto che il Giorno del debito ecologico (Earth Overshoot Day) – la data in cui l’umanità ha utilizzato tutte le risorse biologiche disponibili per l’anno in corso – arriva ogni anno prima. Ecco perché l’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 si concentra proprio sulla necessità di «Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili». Ma cos’è il consumo sostenibile?
Cos’è il consumo sostenibile?
Il progresso economico e sociale dell’ultimo secolo è stato generato e accompagnato da un’intensificazione dello sfruttamento delle risorse naturali. Un andamento oggi giunto a un livello tale da mettere in pericolo gli stessi ecosistemi da cui dipende il nostro sviluppo, se non la nostra sopravvivenza. Stiamo, in altre parole, consumando molto di più e molto più velocemente di quanto dovremmo, cioè in modo completamente insostenibile.
Urge perciò una revisione del nostro modello di sviluppo, di produzione e di consumo, che tenga conto anche e soprattutto dei tempi del pianeta. L’obiettivo principale dovrebbe perciò essere di adottare un modello di consumo sostenibile, cioè di utilizzare il minimo delle risorse per produrre il massimo dei risultati. Perché ciò accada, è necessario un approccio sistematico e all’insegna della cooperazione tra governi, aziende e semplici consumatori.
Quest’ultimi, in particolare, avrebbero la possibilità di accelerare la transizione ecologica e la decarbonizzazione dell’economia se adottassero uno stile di vita sostenibile. Per questo andranno sensibilizzati e informati a proposito di standard eco e obiettivi di sostenibilità, perché possano scegliere ciò che è meglio per il pianeta e per il proprio futuro.
Secondo le ultime proiezioni, la popolazione mondiale potrebbe crescere fino a circa 8,5 miliardi nel 2030 e 9,7 miliardi nel 2050. Ciò significa che, allora, sarà necessario l’equivalente di quasi 3 pianeti per fornire le risorse naturali necessarie a sostenere gli attuali stili di vita. La pandemia di Covid-19 ha offerto a tutti i paesi l’opportunità di costruire piani di ripresa che invertano le tendenze attuali e cambino i nostri modelli di consumo e produzione verso un futuro più sostenibile.
Acqua, cibo ed energia
Gli obiettivi di produzione e consumo sostenibili riguardano ovviamente tutti i settori dell’economia. Ecco qualche dato raccolto dalle Nazioni Unite su tre macro-settori particolarmente indicativi dello stato delle cose: acqua, cibo ed energia.
Meno del 3% dell’acqua mondiale è dolce (cioè potabile) e di questa il 2,5% è congelato ai Poli e nei ghiacciai. Il restante 0,5% è a rischio, dato che l’umanità lo inquina più velocemente di quanto la natura possa purificarsi. Più di 1 miliardo di persone, tra l’altro, non ha del tutto accesso all’acqua dolce. In altre parti del mondo, al contrario, l’uso eccessivo di acqua contribuisce a uno stress idrico dalle ripercussioni globali. Il consumo di acqua è infatti aumentato di circa l’1% all’anno dagli anni ’80, soprattutto a causa dell’agricoltura e degli allevamenti, che rappresentano il 69% dei prelievi annuali di acqua. Contemporaneamente stanno aumentando le inondazioni, che nel periodo 1995-2015 hanno rappresentato il 43% di tutti i disastri naturali documentati, colpendo 2,3 miliardi di persone, uccidendone altre 157.000 e provocando danni per 662 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda la produzione e il consumo di alimenti, ogni anno circa 1/3 di tutto il cibo prodotto – cioè 1,3 miliardi di tonnellate per un valore di circa 1 trilione di dollari – viene buttato. Intanto, la perdita di fertilità del suolo, l’uso insostenibile dell’acqua, la pesca eccessiva e il degrado dell’ambiente marino stanno riducendo la capacità delle risorse naturali di fornire cibo. Il settore alimentare rappresenta inoltre circa il 30% del consumo energetico totale mondiale e circa il 22% delle emissioni totali di gas serra.
A proposito di energia, gas ed elettricità sono sempre più costosi ma i consumi non diminuiscono, mentre è in stallo la crescita delle rinnovabili. Eppure ancora centinaia di milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’elettricità né a soluzioni di cottura pulite.
I target per il consumo sostenibile
Sulla base di questo quadro, i sotto-obiettivi dell’SDG 12 dell’Agenda 2030 chiariranno qual è la direzione da prendere:
12.1 attuare il quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibili con i paesi sviluppati come guida, tenendo però conto dello sviluppo e delle capacità dei paesi in via di sviluppo
12.2 entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali
12.3 entro il 2030, dimezzare lo spreco alimentare globale pro capite e ridurre le perdite alimentari lungo le supply chain
12.4 entro il 2020, conseguire una gestione ecologicamente corretta delle sostanze chimiche e di tutti i rifiuti durante tutto il loro ciclo di vita e ridurre significativamente il loro rilascio nell’aria, nell’acqua e nel suolo
12.5 entro il 2030, ridurre sostanzialmente la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo
12.6 incoraggiare le aziende ad adottare pratiche sostenibili e a integrare le informazioni sulla sostenibilità nel loro ciclo di rendicontazione
12.7 promuovere pratiche di appalti pubblici sostenibili
12.8 entro il 2030, garantire che le persone di tutto il mondo abbiano le informazioni e la consapevolezza ideali per adottare stili di vita sostenibili
12.A Sostenere i paesi in via di sviluppo per rafforzare la loro capacità di orientarsi verso modelli di consumo e di produzione sostenibili
12.B sviluppare strumenti per monitorare gli impatti dello sviluppo sostenibile per un turismo sostenibile che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali
12.C razionalizzare fino a eliminare i sussidi ai combustibili fossili che incoraggiano il consumo dispendioso, tenendo comunque conto delle esigenze dei paesi in via di sviluppo
Il Green Consumption Pledge per le imprese
Non solo i consumatori sono chiamati a impegnarsi nel modificare la qualità della propria domanda, per impattare sull’offerta. Anche le imprese dovranno impostare in modo sostenibile il proprio business, a prescindere dalla domanda dei consumatori. Anzi, con l’obiettivo di influenzarla positivamente a loro volta. A tal scopo, la Commissione invita le aziende a impegnarsi a sostegno del consumo sostenibile, al di là di quanto richiesto dalla legge, con il Green Consumption Pledge. L’iniziativa, parte del Patto europeo per il clima, prevede che le aziende aderenti si impegnino a rispettare il primo punto sottostante e almeno uno degli altri:
- identificare la propria impronta di carbonio e ridurla, fissando obiettivi che possono essere misurati e verificati nei prossimi anni
- identificare la propria impronta ambientale (altri indicatori ambientali, come gli impatti relativi all’acqua, all’aria, alle risorse, all’uso del suolo e alla tossicità) e ridurla
- aumentare la circolarità delle proprie attività
- rispettare la sostenibilità sociale lungo tutta la filiera