Nuove tecnologie digitali trasformano l’e-la smart healthcare, per dare vita a un ecosistema sanitario interconnesso, digitale e sostenibile.
La pandemia ha dimostrato una volta per tutte come la sanità italiana necessiti di un rinnovamento in ottica di efficienza nella diagnosi e nella cura dei pazienti. E allo stesso tempo, ha accelerato l’adozione di soluzioni digitali di telemedicina, indispensabili per limitare i contatti e la diffusione del virus. L’Italia si sta perciò muovendo rapidamente nella direzione di una smart healthcare. Lo dimostra anche la costituzione del Consorzio Dafne, che vuole realizzare un ecosistema sanitario sempre più interconnesso, digitale e sostenibile.
Cos’è la smart healthcare
La sanità smart, detta anche e-health o smart healthcare, consiste nell’uso dell’infrastruttura ICT per la cura dei pazienti, la ricerca e il monitoraggio delle malattie e della salute pubblica. Permette perciò di migliorare la qualità delle diagnosi e il trattamento dei pazienti, di personalizzare i servizi e migliorare l’assistenza sanitaria senza alzarne i costi, anzi, rendendo più accessibile e inclusivo il sistema. Uno scenario reso possibile dalle nuove tecnologie per la diagnosi e la cura, ma anche dal maggiore scambio di informazioni tra le parti che esse consentono. Vengono promossi, infatti, in tal modo un ruolo più attivo dei pazienti durante il trattamento e una migliore gestione dei dati clinici.
Grazie ai wearable, cioè dispositivi indossati dai pazienti (bracciali, orologi e altro), è oggi possibile raccogliere e interpretare dati sul loro stato di salute per prendersene cura, anche da remoto, e prevenire situazioni critiche. L’IoT applicata alla medicina consente dunque di utilizzare oggetti integrati da sensori che comunicano tra loro e si scambiano informazioni indispensabili per massimizzare la precisione di una diagnosi, l’efficacia di una terapia e per accompagnare il paziente in tutte le fasi dell’assistenza. Avendo a disposizione tutti i dati utili in tempo reale, l’IA può persino prevedere con precisione l’insorgere di infarti o ictus. È perciò in grado di salvare vite umane grazie alla rapidità della diagnosi, senza nemmeno il bisogno dell’intervento preliminare di un medico.
Le tecnologie dell’e-health
Tra le tecnologie la cui diffusione è destinata a crescere in ambito sanitario ci sono le nanotecnologie, la genomica, la blockchain, la realtà aumentata, la produzione additiva, la robotica e l’informatica cognitiva. Tutti campi fortemente interdipendenti e basati su ICT e IoT. Ecco alcuni dei settori, che avranno un impatto non solo sulla salute pubblica, ma anche sulla struttura degli ospedali:
- biologia sintetica: branca interdisciplinare che unisce biologia e ingegneria e dà l’opportunità di creare DNA, combinato con calcolo cognitivo e intelligenza artificiale
- stampa 3D e nanotecnologie, che danno la possibilità di stampare tessuti e sviluppare globuli bianchi in grado di attaccare le cellule tumorali a livello molecolare
- diagnostica complementare, che aiuta i medici a individuare il trattamento più idoneo per la cura del paziente
- biosensori e tracker, che aiutano pazienti e medici a curare e prevenire le malattie
Il Consorzio Dafne e la scarsità di farmaci
Oggi le persone si aspettano in tutti gli ambiti della vita servizi personalizzati attraverso l’utilizzo di una comunicazione multicanale, tra social media e app mobile. La medicina e la sanità non sono escluse, anzi, sono in cima alla classifica dei settori che più verranno investiti dalla digital transformation. E con essa le professioni sanitarie, che dovranno aggiornare le proprie competenze e avranno la possibilità di essere supportate da assistenti digitali o robotici.
Tra i primi servizi digitalizzati nella sanità, oltre Fascicolo Sanitario Elettronico e ricette elettroniche, c’è stata la gestione digitale degli ordini dei medicinali. Un sistema che ha dimostrato come gli Enti del SSN fossero più pronti di quanto pensassero alla transizione. Si tratta di un argomento piuttosto attuale oggi che in alcune aree del paese è scattato l’allarme per la carenza in farmacia di alcune tipologie di medicinali – antiasmatici, antiepilettici, antipertensivi e neurolettici –, sempre a causa dell’accumularsi di fattori critici tra crisi pandemica, economica e bellica.
Il supporto alla relazione tra aziende e distributori di farmaci è tra l’altro al centro delle attività del Consorzio Dafne. L’associazione senza scopo di lucro riunisce 210 realtà del settore. Soggetti accomunati dall’obiettivo di accelerare la digitalizzazione della sanità dando vita a un vero e proprio ecosistema interconnesso per la realizzazione di iniziative condivise. Oltre a riunire le aziende del settore – produttori di farmaci, integratori, distributori e depositari –, promuove tavoli di lavoro con le istituzioni e le altre associazioni di categoria.
Tra le ultime iniziative di Dafne, guarda caso, c’è IN2DAFNE, che ha proprio lo scopo di scongiurare la carenza dei medicinali. Favorisce a tal proposito il confronto tra gli attori della supply chain, perché siano sempre chiare le quantità dei medicinali disponibili nei diversi livelli della filiera.
Nel frattempo nel 2021 Dafne ha dato vita a un Centro Studi, per lo sviluppo e la proposta di progetti e ricerche che consentano ai Consorziati e all’intero ecosistema di rimanere aggiornati rispetto all’evoluzione della filiera healthcare e all’innovazione digitale del settore. Tutto ciò con un focus specifico sulla sostenibilità del sistema, dal punto di vista economico, sociale e ambientale.