L’autoconsumo condiviso è una delle scelte più lungimiranti per produrre energia pulita e sostenibile risparmiando sulla bolletta elettrica.
Non può esistere transizione energetica senza una rivoluzione della modalità con cui produciamo, distribuiamo e consumiamo l’energia. Per questo sta prendendo sempre più piede anche in Italia il modello dell’autoconsumo e in particolare dell’autoconsumo condiviso, basato naturalmente sulla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Cos’è l’autoconsumo condiviso?
Il termine autoconsumo si riferisce alla capacità delle abitazioni o delle imprese di generare la propria energia da fonti rinnovabili e utilizzarla per soddisfare in parte o del tutto il proprio consumo energetico. Questo modello può essere impiegato da singoli stabili e unità immobiliari oppure da più stabili o più unità immobiliari, come condomini e aree industriali oppure semplicemente da edifici diversi che si trovano nella stessa area. Nel caso in cui più edifici si mettono in rete, si parla di autoconsumo condiviso, in genere sostanziato dalla costituzione di comunità energetiche rinnovabili (CER).
Nell’ambito delle CER sono installati sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili – in genere impianti fotovoltaici – che generano elettricità che può essere utilizzata da più utenze connesse. In genere per l’installazione dell’impianto si scelgono grandi aree esposte al sole, come tetti di fabbriche o condomini, che possano servire edifici nelle vicinanze, a prescindere dalla loro destinazione. Delle CER possono fare infatti parte industrie, imprese, attività commerciali, privati e pubbliche amministrazioni.
Il nuovo modello di produzione, distribuzione e consumo di energia va perciò nella direzione opposta rispetto alla centralizzazione e si configura come molto più distribuito. I soggetti produttori di energia sono infatti distribuiti in modo più capillare sul territorio e più vicini all’utenza finale. Inoltre, i singoli edifici diventano in tal modo veri e propri protagonisti, passando da semplici consumatori a prosumer, cioè soggetti attivi nel processo.
Che fine fa l’energia prodotta?
Una volta prodotta l’energia, ci sono 3 modi per gestirla: consumarla al momento, reimmetterla in rete, se si è ancora collegati, oppure stoccarla in un sistema di accumulo. Nel caso del consumo al momento è pressoché impossibile equilibrare la domanda e l’offerta: se si produce poca energia si rimane scoperti e se se ne produce troppa quella inutilizzata va sprecata. Ciò è valido sia nel caso dell’autoconsumo privato che in quello dell’autoconsumo condiviso e delle CER.
La re-immissione in rete, ovviamente possibile solo quando si rimane on-grid, avviene tramite il cosiddetto “scambio sul posto” e può dare diritto a un compenso oppure a uno sconto in bolletta. In altre parole, l’utente ha diritto a una quota di energia “gratuita” pari a quella immessa in rete. Lo stoccaggio in un sistema di accumulo è invece ciò che potrebbe rendere davvero autonomo un edificio dal punto di vista energetico. Permette infatti di accumulare l’energia prodotta e non immediatamente utilizzata per impiegarla quando ce n’è bisogno. Questi ultimi due metodi sono entrambi volti a equilibrare la domanda e l’offerta di energia evitando che i surplus vadano dispersi ma anche che una casa rimanga senza riscaldamento in pieno inverno.
I vantaggi
Le CER e l’autoconsumo condiviso offrono diversi vantaggi:
- generazione e consumo di energia sostenibile, a emissioni zero
- bassi costi di infrastruttura e messa in servizio, perché gli impianti sono sempre più efficienti e a buon mercato e perché il loro costo è suddiviso tra i consumatori
- rapido recupero dell’investimento iniziale per l’installazione dei pannelli fotovoltaici, grazie al risparmio sul consumo di energia dalla rete, che ora è invece autoconsumata, grazie al fatto che non si dipende più dalle fluttuazioni dei prezzi di mercato e grazie alla possibilità di monetizzare le eccedenze vendendole alla rete o tramite compensazione in bolletta
- maggiore resilienza del sistema, che non dipende più dalle fluttuazioni di prezzo e disponibilità della rete
- in alcuni comuni sono persino previste agevolazioni fiscali per le comunità di residenti che scelgono l’autoconsumo condiviso
Vivere off-grid è possibile
Se l’autoconsumo consente di essere autosufficienti dal punto di vista energetico si apre per i consumatori la possibilità di vivere off grid, ovvero senza essere collegati alle utenze tramite fili, tubi o cavi. Gli edifici off-grid dipendono dunque completamente dalle proprie fonti energetiche, preferibilmente rinnovabili, come il sole, il vento, la legna o una loro combinazione. L’autoconsumo di per sé non è dunque equivalente all’off-grid, perché potrebbe coprire solo parzialmente i consumi di un edificio o di più edifici, richiedendo perciò comunque un collegamento alla rete.
Uno dei vantaggi dell’autoconsumo rispetto all’off-grid è che i consumatori che scelgono il primo possono continuare a utilizzare la rete elettrica quando l’energia che generano non è disponibile. Tra gli svantaggi della vita off-grid potrebbe infatti esserci la disponibilità incostante di energia dato che le fonti rinnovabili sono per loro stessa natura intermittenti. Nelle giornate di pieno sole, infatti l’impianto produce grandi quantità di energia ma in quelle nuvolose o soprattutto di notte potrebbe non fornirne a sufficienza per soddisfare il fabbisogno. L’installazione di un sistema di accumulo, unitamente a una gestione efficiente dell’impianto fotovoltaico, potrebbe comunque risolvere o mitigare il problema. Chi sceglie di scollegarsi dalla rete non può perciò farne a meno.