L’Agenzia delle Entrate fa chiarezza sul rapporto tra modifiche catastali e agevolazioni fiscali. Scopri cosa succede in caso di variazioni e quando si rischia di perdere i vantaggi “prima casa”.
Le variazioni catastali non fanno sempre perdere i benefici
Un recente chiarimento dell’Agenzia delle Entrate (interpello n. 10 del 24 gennaio 2025) ha dissipato i dubbi legati alle variazioni catastali e al mantenimento delle agevolazioni fiscali “prima casa”. Per conservare i benefici, il contribuente deve mantenere l’immobile come abitazione principale per almeno cinque anni. Tuttavia, se l’immobile subisce variazioni catastali senza opere che ne modifichino la natura abitativa, non si perde automaticamente il diritto ai vantaggi fiscali.
Quando si rischia di perdere i vantaggi fiscali?
Le agevolazioni “prima casa” prevedono che l’immobile non venga venduto o destinato a usi diversi dall’abitazione principale entro i primi cinque anni dall’acquisto. In caso di vendita o cambio d’uso, le imposte risparmiate devono essere restituite con interessi e sanzioni. L’Agenzia ha precisato, però, che una variazione di categoria catastale, come il passaggio da A/3 ad A/2, non incide sui benefici, purché l’immobile resti adibito ad abitazione principale per la maggior parte del tempo.
Plusvalenze e categorie catastali: il nodo del quinquennio
Un aspetto fondamentale riguarda la tassazione delle plusvalenze. Secondo l’Agenzia, ai fini del calcolo del quinquennio e della verifica dell’esenzione fiscale, conta l’effettivo utilizzo dell’immobile come abitazione principale. Le modifiche catastali formali non influiscono sull’applicazione delle agevolazioni se non alterano la destinazione abitativa. Questo chiarimento offre maggiore tranquillità a chi effettua interventi sull’immobile senza cambiare la sua funzione principale.