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lunedì 14 Aprile 2025

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Case Green, l’Italia è ancora indietro: a rischio il 60% degli immobili a Milano e il 64% a Roma

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Secondo i dati raccolti dalla piattaforma Casavo, la transizione ecologica del patrimonio edilizio residenziale si presenta come una sfida colossale: a Roma, Milano e Torino, la maggioranza degli immobili non raggiunge la classe energetica richiesta dall’UE entro il 2030. Servono interventi urgenti per evitare sanzioni e deprezzamenti immobiliari.

Un patrimonio edilizio inefficiente: il quadro nazionale

L’obiettivo imposto dalla Direttiva Europea sulle “Case Green” è chiaro: entro il 1° gennaio 2030, tutti gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E, per poi salire alla classe D entro il 2033. Un traguardo ambizioso che, però, si scontra con una realtà fatta di edifici vecchi e poco efficienti dal punto di vista energetico.

A fotografare la situazione è Casavo, piattaforma proptech specializzata in valutazioni immobiliari, che ha analizzato i dati delle stime effettuate nel 2024 su tutto il territorio nazionale. Il quadro è allarmante: il 44% degli immobili valutati rientra nelle classi energetiche G e F, le meno performanti, mentre solo un terzo degli edifici si posiziona tra le classi A e C. Le case in classe E rappresentano il 12% e quelle in classe D l’11%, segno che la maggior parte del patrimonio edilizio nazionale sarà soggetto a costosi interventi di riqualificazione. Un dato che solleva interrogativi sull’effettiva capacità di adeguamento del sistema Italia alle richieste dell’Unione Europea in tempi così ristretti.

Milano: alta percentuale di edifici inefficienti, ma più investimenti in riqualificazione

A Milano, capitale finanziaria e laboratorio di innovazione urbanistica, il 60% degli immobili necessita comunque di interventi di efficientamento energetico. I dati Casavo mostrano che il 25% degli immobili è in classe G e il 19% in classe F, mentre le abitazioni in classe E rappresentano il 16% e quelle in classe D il 14%. Nonostante l’elevata quota di edifici da riqualificare, il capoluogo lombardo mostra segni incoraggianti: la percentuale di immobili nelle classi più alte è superiore rispetto alla media nazionale, probabilmente grazie al maggior numero di nuove costruzioni, alla forte presenza di investitori stranieri e ai numerosi progetti di rigenerazione urbana già in corso. Tuttavia, per rispettare le scadenze del Green Deal, sarà necessario accelerare il ritmo degli interventi, anche con incentivi mirati e semplificazioni burocratiche per i proprietari.

Roma e Torino: patrimonio edilizio più vecchio, interventi ancora insufficienti

Il quadro si fa ancora più complesso nella capitale. A Roma, il 42% degli immobili valutati rientra in classe G, con un ulteriore 14% in classe F: ben il 64% del patrimonio edilizio necessita di riqualificazione, il dato più alto tra le grandi città italiane. Una percentuale che riflette un mercato immobiliare meno dinamico e un patrimonio edilizio mediamente più datato. Di contro, le abitazioni in classe E e D sono significativamente inferiori rispetto a Milano, complicando ulteriormente la corsa alla conformità.
A Torino, la situazione appare leggermente più favorevole: solo il 13% delle case analizzate risulta in classe G, mentre il 16% è in classe F. Le classi intermedie (E e D) sono meglio rappresentate rispetto alle altre città, con un 21% e un 20% rispettivamente. Tuttavia, il 50% degli edifici torinesi resta da riqualificare, in un contesto che manca della spinta agli investimenti vista a Milano. Il capoluogo piemontese presenta un tessuto edilizio meno obsoleto rispetto a Roma, ma non immune dalle difficoltà di adeguamento.
Il rischio, per tutte e tre le città, è che senza una strategia integrata – che coinvolga enti locali, operatori immobiliari, tecnici e cittadini – la corsa verso gli obiettivi energetici europei si trasformi in un’emergenza economica e sociale.

Redazione Agire
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Agenzia di stampa specializzata nel settore immobiliare e nella transizione ecologica, ambientale e digitale
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