Sostenibilità e digitalizzazione in azienda non possono essere scisse: ecco come tenerle insieme grazie alla filosofia delle 3 P e agli ESG.
Sebbene le strategie di sostenibilità e la digitalizzazione siano ormai all’ordine del giorno per la maggior parte delle aziende, poche le considerano entrambe insieme. L’unione di queste strategie – la cosiddetta twin transition – potrebbe invece apportare valore e vantaggi reali, non solo all’azienda stessa, ma a tutta la comunità in cui opera, dal punto di vista sociale e ambientale: è la filosofia delle tre P (Profit, People, Planet).
La twin transition delle imprese
Entro il 2040 l’archiviazione digitale dei dati creerà il 14% delle emissioni globali, mentre le soluzioni digitali possono ridurre le emissioni globali fino al 20%. L’Internet of Things, la Data Analysis, l’Intelligenza Artificiale, la Blockchain e le altre tecnologie protagoniste della digitalizzazione saranno perciò indispensabili per favorire la sostenibilità. Ma se la loro implementazione dovesse rimanere slegata da obiettivi di sostenibilità rischierebbero di provocare più danni ambientali di quelli che sarebbero in grado di risolvere. L’approccio della twin transition può perciò rendere più ecologiche la tecnologia, il data management e le infrastrutture digitali e contemporaneamente accelerare la transizione ecologica di tutta l’organizzazione.
Sebbene le organizzazioni comprendano l’urgenza della doppia transizione, molte fanno tuttavia fatica a metterla in pratica per la mancanza di un approccio coerente, per l’inerzia causata da complessità percepite e reali e per priorità strategiche apparentemente contrastanti. Per prima cosa, perciò, le aziende dovrebbero adottare investimenti ESG (Environmental, Social, Governance), cioè una serie di standard di comportamento utilizzati da investitori “socialmente consapevoli” per vagliare potenziali investimenti. I criteri ambientali prendono in considerazione il modo in cui un’azienda salvaguarda l’ambiente e affronta il cambiamento climatico. I criteri sociali esaminano come gestisce le relazioni con dipendenti, fornitori, clienti e le comunità in cui opera. La governance si occupa della leadership di un’azienda, della retribuzione dei dirigenti, degli audit, dei controlli interni e dei diritti degli azionisti.
L’importante è dunque che ogni decisione e ogni upgrade tecnologico siano guidati da responsabilità etica e sociale. Ma come può la twin transition in azienda avere un impatto positivo sul mondo?
La Triple Bottom Line
La tripla linea di fondo o “triple bottom line” è un modello di gestione aziendale che attribuisce valore alla responsabilità sociale e ambientale dell’azienda oltre alla sua capacità di generare profitti. I tre concetti sono riassunti nelle 3 P, Profit, People e Planet. Le sue radici si trovano nella definizione di “capitalismo consapevole” data dal premio Nobel per la pace 1995 ed economista bengalese Muhammad Yunus, fondatore di una “impresa capitalista socialmente consapevole” che concedeva microprestiti a imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali.
Si tratta perciò di un modello radicato nei principi capitalistici, che postula però il fatto che le aziende possano prosperare quando hanno uno scopo più grande, quando considerano le ramificazioni sociali e ambientali dei loro processi decisionali, oltre ai risultati economici. Questo stesso scopo deve essere alla base della loro trasformazione digitale, per mettere la digitalizzazione al servizio della sostenibilità.
Il concetto delle 3 P, coniato da John Elkington sempre a metà degli anni ’90, è piuttosto simile, perché parlare di triple bottom line significa mettere sullo stesso identico piano il profitto, la responsabilità ambientale e quella sociale, come chiede la società. I consumatori sono infatti persino più influenti dei governi nel plasmare il mondo, perché hanno la capacità di fare pressioni sulle imprese affinché prendano decisioni più etiche. I criteri ESG rendono più facilmente misurabile l’impegno aziendale per l’ambiente e la società, guidando le aziende verso una reale sostenibilità, al riparo da greenwashing e socialwashing.
People
Nel tradizionale modello di gestione aziendale tra gli stakeholders di un’impresa figurano azionisti o responsabili delle decisioni. Nel modello “consapevole”, invece, tra i principali portatori di interesse ci sono anche le “persone”, i dipendenti e i clienti dell’azienda, le comunità interessate e le persone in ogni fase della linea di fornitura, ma anche le generazioni future che potrebbero risentire dell’impatto delle azioni dell’azienda. Da queste ultime le persone-stakeholders devono trarre in qualche modo beneficio e certamente non devono esserne danneggiate.
Per i dipendenti dell’azienda, ciò potrebbe significare pagare un compenso adeguato, garantire condizioni di lavoro sicure, incoraggiarli a comprendere il valore del proprio lavoro. È inoltre essenziale che l’azienda stabilisca politiche di assunzione antidiscriminatorie che promuovano la diversità a tutti i livelli dell’azienda. Al di fuori del contesto aziendale, invece, le imprese possono diventare agenti di cambiamento positivo nelle loro comunità, sensibilizzandola o finanziandone progetti relativamente a temi di sostenibilità sociale.
Planet
Le varie attività di una società, dalla costruzione di nuove strutture alla sua catena di approvvigionamento allo smaltimento dei rifiuti, hanno effetti enormi sull’ambiente. La redditività di un’azienda dovrebbe perciò essere accompagnata da un impegno verso pratiche e politiche ambientali sostenibili. I consumatori stessi, sempre più eco-consapevoli, hanno esercitato una maggiore pressione sulle aziende affinché si adattassero a modelli di business più ecologici.
Per esempio, alcune aziende si sono impegnate a raggiungere le zero emissioni nette, avviando attività ambientalmente positive progettate per rimuovere tanta anidride carbonica quanta ne producono le loro attività ambientalmente negative. Altre aziende fanno un ulteriore passo avanti, abbracciando un impatto rigenerativo, cioè impegnandosi in più azioni positive che negative.
Certo, limitare le emissioni di anidride carbonica è solo un aspetto della sostenibilità ambientale e dare vita alla riforestazione di un’area, ridurre gli sprechi, utilizzare materiali riciclati, scegliere fornitori eco-consapevoli non può essere una scusa per continuare a cementificare il suolo o affidarsi a mezzi di trasporto inquinanti. Per questo, è importante che le aziende tengano traccia dei propri piani e siano pronte a dimostrare di avere un impatto realmente positivo sull’ambiente.
Profit
L’ultimo tassello della triple bottom line è meno intuitivo di quanto possa sembrare. Non si tratta infatti semplicemente del profitto finanziario dell’azienda stessa, ma anche degli impatti positivi o negativi complessivi sulle economie locali, nazionali e globali. Ad esempio, un’azienda ha un impatto economico negativo se utilizza lavoro minorile, se comporta condizioni di lavoro non sicure o se non paga le tasse, con cui contribuirebbe ai programmi sociali. Al contrario, un’azienda ha un impatto economico positivo se contribuisce con posti di lavoro all’economia locale o incoraggia il turismo nell’area. Il profitto ha perciò anche di per sé un’implicazione etica. Non deve andare a scapito degli obblighi sociali, ambientali o economici dell’azienda.