Oslo è al primo posto della classifica delle città sostenibili del 2022 di Arcadis, incentrata sul concetto di Prosperità.
Come si può misurare il livello di sostenibilità di una città arrivando a creare una classifica delle più sostenibili al mondo? Aggiornando e precisando sempre più i criteri di valutazione. A maggior ragione oggi che il contesto cambia velocemente, dopo due anni di stravolgimenti sociali, economici e ambientali dovuti alla pandemia e all’intensificarsi del cambiamento climatico. Arcadis l’ha fatto pubblicando la propria classifica delle città sostenibili 2022, basata su tre P: Pianeta, Persone e Profitto. Ecco cosa ne è emerso.
Questione di prosperità
Giunto alla quinta edizione, il Sustainable Cities Index di Arcadis, società di consulenza e progettazione nell’ingegneria civile ed ambientale, si concentra sul concetto di “Prosperity beyond profit” (“Prosperità al di là del profitto”) per individuare le città più sostenibili del 2022. Per essere veramente sostenibili, infatti, le città devono guardare oltre lo sviluppo economico e concentrarsi sulla salute dell’ambiente naturale in cui sono inserite e sulla qualità della vita delle persone che le abitano. Senza concentrarsi in maniera lungimirante sulla tutela e il miglioramento di questi aspetti, non può esistere reale prosperità.
Nonostante la pandemia abbia temporaneamente rallentato la crescita di molte città, ha anche offerto l’opportunità di ripensarne il modello di sviluppo, per renderle più verdi, sane e inclusive. Caratteristiche tutt’altro che incompatibili con il progresso economico, anzi, uniche garanzie di un progresso reale e duraturo. Per raggiungerlo, perciò, le città dovranno adottare un approccio olistico, sviluppando un piano di sostenibilità che investa equamente 3 pilastri: Pianeta, Persone e Profitto.
Insomma, attrarre imprese, investimenti e competenze non basta a rendere le città più vivibili, anzi, concentrarsi solo su quell’aspetto rischia di trascinarle nella direzione contraria. Il profitto deve essere invece un mezzo per sviluppare una sostenibilità ancora maggiore a vantaggio delle persone e del pianeta, un catalizzatore per il benessere sociale e ambientale. Per spezzare una lancia a favore del profitto, infatti, è bene sottolineare che le città che non possono fare affidamento sulla forza economica si ritroveranno inevitabilmente limite anche nei loro sforzi per migliorare la vita dei loro cittadini o per investire nella transizione ecologica. È perciò evidente che l’unico modo per raggiungere una reale prosperità è bilanciare alla perfezione i tre aspetti. Quali città stanno già dimostrando di aver compreso il concetto?
Le città più sostenibili nel 2022
Sulla base dell’analisi del progresso delle città in ambito Planet, People e Profit, Arcadis ha stilato una classifica generale e tre classifiche specifiche delle 100 città prese in considerazione. Ai primi posti delle varie classifiche figurano città molto diverse, provenienti soprattutto dal Nord Europa, dall’Asia e dagli Stati Uniti. Oslo è al primo posto della classifica generale, seguita da Stoccolma, Tokyo (unica città asiatica nella top 20), Copenhagen e Berlino. Non ci sono città statunitensi nella top 5 e soltanto due figurano nella top 10 (Seattle e San Francisco). Sebbene le città statunitensi dominino la classifica Profit, infatti, precipitano relativamente a Pianeta e Persone.
Oslo è prima in classifica anche in ambito Planet, dominato dall’’Europa. Seguono, infatti, Parigi, Stoccolma, Copenhagen e Berlino, premiate per la loro governance e gli sforzi tesi al raggiungimento degli obiettivi climatici. Anche la top 10 è tutta europea, salvo Tokyo. La prima città di paesi in via di sviluppo a comparire nella classifica è invece Bogotà, 20esima.
Nella classifica People svetta Glasgow, seguita da Zurigo, Copenhagen, Seoul e Singapore. Anche in questo caso perciò l’Europa domina la classifica, grazie a tre città che offrono un ambiente sano, sicuro, ben collegato e una disuguaglianza di reddito relativamente bassa. Seguono però due città asiatiche, cui si aggiunge anche Tokyo nella top 10, premiate grazie ai loro servizi, all’eccellente istruzione e di nuovo al basso tasso di disuguaglianza di reddito.
Nell’ambito Profit, come anticipato, sono gli Stati Uniti a dominare, occupando i primi posti della classifica e 19 posizioni sulle prime 20 grazie alla loro connettività, alla facilità di dare vita a business, alla finanza verde e alla qualità del lavoro. Al primo posto figura Seattle, seguita da Atlanta, Boston, San Francisco e Pittsburgh. L’unica città non statunitense a comparire nella top 20 è, di nuovo, Tokyo.
E l’Italia? Nessuna città italiana figura nella prima metà della classifica generale e soltanto 2 compaiono tra le 100 città analizzate. La prima è Milano, al 51esimo posto, la seconda è Roma, al 68esimo posto. Entrambe però risalgono la classifica in ambito Planet, dove sono rispettivamente 21esima e 34esima. Per le Persone sono invece 39esima e 66esima e per il Profitto 71esima e 74esima.
Pilastri e indicatori
Ecco gli indicatori considerati per ogni pilastro:
- Pianeta:
- bisogni immediati dei cittadini (inquinamento atmosferico, spazi verdi, gestione dei rifiuti)
- impatti a lungo termine (politiche pubbliche, consumo di energia ed emissioni di gas serra)
- investimenti in infrastrutture a basse emissioni di carbonio (energie rinnovabili, trasporto sostenibile)
- Persone:
- benessere personale (salute, istruzione, criminalità)
- vita lavorativa (disuguaglianza di reddito, equilibrio tra lavoro e vita privata)
- vita in città (affidabilità delle infrastrutture di trasporto pubblico, banda larga, disponibilità Wi-Fi)
- Profitto:
- capacità di acquisto
- infrastrutture per i trasporti commerciali
- performance economiche (facilità di fare affari, sviluppo economico, occupazione)
- infrastrutture aziendali (accesso a elettricità affidabile, connettività)