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giovedì 21 Novembre 2024

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La città del futuro è iper-abbondante

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Un collettivo di architetti immagina la Seoul del futuro dando vita a una città iper-abbondante, auto-rigenerante e sociale.

La città di domani è “iper-abbondante”: un nuovo concetto introdotto dal collettivo RIOS per descrivere la Seoul del prossimo secolo. Il progetto futuristico è stato presentato e discusso alla 4a Biennale di Architettura e Urbanistica della capitale coreana e apre uno spiraglio anche sul futuro delle altre grandi metropoli mondiali, hyper-abundant city in grado di adattarsi al cambiamento climatico e di trarne il meglio.

Seoul sarà una città iper-abbondante

RIOS ha dunque presentato un masterplan incentrato sulla promozione dell’iper-abbondanza e della crescita sociale per il quartiere di Apgujeong a Seoul, fotografato nel 2123, tra 100 anni. Katherine Harvey, direttrice creativa, partner e architetta paesaggista ha evidenziato che «Apgujeong è stato un simbolo del rapido sviluppo economico e dell’accumulo di ricchezza della Corea negli ultimi decenni». È perciò un’area fiorente, ma minacciata da un futuro di eventi meteorologici estremi, declino della popolazione e tensioni sulla scarsità delle risorse. Una minaccia, ma anche un’opportunità per ripensare la struttura del quartiere, concentrandosi su sistemi biologici adattivi e cumulativi. «Questa nuova urbanistica si adatterà al clima dinamico variando il terreno con pianure alluvionali, valli e tumuli alti come base per edifici, strutture e infrastrutture, con una connessione più profonda con il paesaggio».

Attraverso un quadro architettonico ecologicamente e socialmente ricco, il piano per l’Hyper-Abundant City reinventa perciò il futuro del quartiere dipingendo un vibrante arazzo ecologico che abbraccia il fiume Han e le caratteristiche del paesaggio. Inserendo nel sito il tessuto esistente dell’adiacente quartiere di Gangnam ed estendendo il collegamento fino al fiume, il progetto costruisce nuove sezioni urbane orizzontali e verticali introducendo la biodiversità su ogni pendio, terrazza e facciata.

Un’architettura modellata sul paesaggio

Il piano ipotizza l’apertura di quella che una volta era una barriera all’accesso e alla vista del fiume. Il collettivo RIOS propone dunque la coltivazione di appezzamenti ecologici per consentire un’evoluzione graduale nel tempo e nello spazio, che culmina in villaggi verticali moderni ma che ricordano l’architettura tradizionale Hanok. Sviluppi che favoriscono un senso più profondo di comunità e di armonia con la natura.

In risposta al rischio di inondazioni urbane, inoltre, la città iper-abbondante reintroduce la dinamica delle isole costiere che promuoveranno la conservazione di habitat naturali, la filtrazione dell’acqua, la dissipazione e l’assorbimento di eventi tempestosi intensi. Il progetto mira a introdurre forze naturali e sociali esterne ai confini storici e ad aprire il terreno perché possa ricevere acqua, riducendo il deflusso e trattenendo quantità specifiche di acqua da rilasciare lentamente una volta passata la tempesta.

Lungo il bordo del fiume Han, noto come Wild Waterfront, l’accento è invece posto sulla conservazione dei sistemi naturali, riducendo al minimo l’attività umana per isolare punti di accesso che consentano alla terra di essere reclamata dalla natura. All’interno, gli spazi comunitari si fondono con le aree dedicate alla ritenzione delle acque piovane, funzionando sia come spazi per l’uso pubblico sia come bacini strategici per il benessere a lungo termine della città iper-abbondante.

«Quando progettiamo i quartieri guardiamo al tessuto locale per celebrare l’identità di un luogo e portare gioia e benessere nella progettazione dell’ambiente costruito. Per il futuro di Apgujeong riconosciamo il valore di confondere i confini tra terra e acqua, paesaggio e architettura, città ed edifici per introdurre un’abbondanza che non esiste quando ogni elemento è limitato alla sua categoria, tipologia, uso del territorio o funzione singolare», continua Harvey.

Il futuro di Seoul è il futuro di tutte le città

Dal momento del trasferimento della capitale coreana a Seoul nel 1390, la città è cresciuta e si è sviluppata concentrandosi sull’efficienza economica, ma tagliando fuori dai suoi progetti la sinergia con la natura circostante. Dalla fine degli anni ‘50, nel periodo successivo alla guerra di Corea (1950-1953), il boom demografico ha richiesto una rapida espansione della città. I piani per lo sviluppo urbano si sono perciò concentrati sulla costruzione di strade e alloggi e sullo sviluppo delle tecnologie, il che ha portato a trascurare la potenziale alleanza con gli elementi della natura locale. Si tratta di una parabola comune a molte metropoli occidentali, che hanno vissuto una storia simile nel periodo di boom economico post Seconda Guerra Mondiale.

Alla 4a Biennale di Architettura e Urbanistica si è invece discusso dei metodi per avviare un processo di modernizzazione sostenibile, che tenga conto da una parte delle tradizioni locali, sia dal punto di vista sociale che da quello architettonico e urbanistico, e dall’altra che includa la natura nella progettazione.

Ogni città è inserita in un contesto naturale che offre elementi unici e che dovrebbe essere considerato un patrimonio prezioso da preservare, anche nell’urgenza dell’espansione urbana. Data l’unicità di ogni zona, non esistono risposte valide globalmente o modelli di sviluppo preimpostati. Ogni città iper-abbondante dovrà perciò trovare un modo per integrare la natura nella progettazione urbana e stabilire una strategia a lungo termine che estenda lo sguardo ben al di là del tempo presente.

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