Fotovoltaico ed eolico crescono a vista d’occhio, ma non abbastanza da permettere una reale transizione energetica.
È tempo di bilanci per le rinnovabili, sempre più protagoniste delle dichiarazioni di impegno di aziende e istituzioni ma non ancora abbastanza del parco energetico italiano ed europeo. Nel 2021 hanno coperto il 38% del fabbisogno elettrico con fotovoltaico ed eolico responsabili per la prima volta del 10% dell’elettricità generata. Eppure contemporaneamente sono cresciuti anche le emissioni e l’utilizzo di carbone, che ha generato il 36% dell’elettricità, ed è cresciuta la domanda stessa di elettricità del 5%. Uno scenario tipico di un anno di ripresa dopo il baratro della pandemia, fotografato da Ember nella Global Electricity Review 2022.
Fotovoltaico ed eolico crescono, ma non abbastanza
Per la precisione, fotovoltaico ed eolico nel 2021 hanno raggiunto il 10,3% di copertura del fabbisogno di elettricità, un aumento dell’1% rispetto al 9,3% registrato nel 2020 e un raddoppio rispetto al 2015. Il fotovoltaico, in particolare, è cresciuto in un anno del 23% e l’eolico del 14%. Questi i dati emersi dal rapporto di Ember, condotto su 75 paesi che rappresentano il 93% della domanda energetica globale. 50 di essi generano più del 10% della loro elettricità a partire da fonti rinnovabili. 7 si sono aggiunti al club proprio l’anno scorso (Cina, Giappone, Mongolia, Vietnam, Argentina, Ungheria ed El Salvador). 3 guidano la classifica dei virtuosi, con oltre il 40% del fabbisogno energetico coperto. Qualcuno, intanto, sta già pianificando di raggiungere il 100% entro 15 anni: per esempio, Stati Uniti, Canada, Germania e Regno Unito.
«L’eolico e il solare-fotovoltaico sono pronti. Il processo che rimodellerà il sistema energetico esistente è iniziato. Nella decade a venire dovranno essere dispiegati alla velocità della luce per invertire l’aumento delle emissioni globali e affrontare il cambiamento climatico», ha dichiarato il global lead di Ember, Dave Jones.
Nonostante il progresso registrato, infatti, il tasso di crescita del settore dovrà aumentare ulteriormente e rimanere costante per consentirci di raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030 e per il 2050. Se vogliamo mantenere sotto 1,5 gradi centigradi l’aumento della temperatura media annua al 2050, come prescrive l’Accordo di Parigi, le rinnovabili dovranno crescere almeno del 20% all’anno per i prossimi 9 anni, fino al 2030. Praticamente la stessa percentuale di incremento registrata nell’ultimo decennio, ma declinata di anno in anno. Per dimezzare le emissioni, in altre parole, i TWh di elettricità prodotta da fonti rinnovabili dovranno passare dai 2.837 del 2021 ai 14.978 del 2030. Potrebbero dare una mano a raggiungere l’obiettivo anche il nucleare, che rientra tra le fonti considerate rinnovabili, e l’idroelettrico, ma sono per ora prigionieri di uno stallo.
Carbone, emissioni e domanda di elettricità
Il rovescio della medaglia, come anticipato, è che insieme alle rinnovabili stanno crescendo anche il carbone e le emissioni globali, nonché la domanda di elettricità. Quest’ultima ha registrato un aumento senza precedenti dal 2020 al 2021, con 1414 TWh in più richiesti (l’equivalente della domanda di un paese come l’India) corrispondenti a una percentuale del +5,4%, la più alta dal 2010. La crescita dipende in gran parte dall’Asia, con il +13% registrato dalla Cina. Eppure solo il 29% di questo enorme aumento è stato coperto con le rinnovabili. Mentre il carbone ha contribuito per il 59%.
A proposito di carbone, la produzione è aumentata del 9,0% nel 2021 con un picco di 10.042 TWh, nuovo massimo storico assoluto. L’aumento percentuale è invece il più grande dal 1985 e ha portato al 36% il tasso di copertura del fabbisogno energetico. Anche in questo caso i record, direttamente connessi all’aumento della domanda di elettricità, dipendono dalle attività dell’Asia e soprattutto di Cina (+9%), India (+11%), Kazakistan (+6%), Mongolia (+13%), Pakistan (+8%) e Filippine (+8%). Complessivamente, la produzione di elettricità a partire da combustibili fossili è passata dal 61% del 2020 al 62% del 2021, registrando il primo aumento dal 2012.
E si sa che all’aumento dell’utilizzo di combustibili fossili aumentano anche le emissioni di gas serra e soprattutto di anidride carbonica. Le emissioni di CO2 del settore energetico, infatti, hanno anch’esse raggiunto un record assoluto. Sono aumentate del 7% nel 2021 (778 milioni di tonnellate), il più grande aumento percentuale dal 2010 e il più grande aumento assoluto di sempre.
Le potenzialità di fotovoltaico ed eolico in Italia
Scendendo nello specifico del nostro paese, l’Italia fa parte dei 50 che generano almeno il 10% dell’elettricità da fonti rinnovabili. Eppure, date le sue potenzialità climatiche, avrebbe potuto fare molto di più e molto meglio nell’ultimo decennio per incrementare l’anima rinnovabile del suo parco energetico. In tal modo, avrebbe ridotto anche la sua dipendenza dal gas russo, oltre che costi ed emissioni connessi ai combustibili fossili. 8mila Mw di fonti rinnovabili in più permettono infatti di risparmiare 3 miliardi di metri cubi di gas, numeri importanti in un’epoca di crisi energetica.
Sarebbe bastato continuare il trend fissato nel 2011, quando l’Italia si era classificata prima per nuova potenza fotovoltaica installata. Il sole e il vento in Italia non mancano e sarebbero in grado di rendere il paese leader del settore. Ma non basta avere a disposizione le risorse se non si è in grado di sfruttarle in modo efficiente e lungimirante. Colpa di iter autorizzativi troppo lenti, «della mancata pianificazione e di una norma che prevedeva incentivi costanti nel tempo invece che indicizzati alla rapida riduzione dei costi legata ai progressi della tecnologia – commenta il consulente energtico Alex Sorokin –. La Germania ha adottato un meccanismo del genere e ora ha più solare di noi pur avendo molto meno sole».