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lunedì 23 Settembre 2024

Ecodesign e fotovoltaico: nuovi requisiti UE

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L’ecodesign renderà sostenibile anche il fotovoltaico, la tecnologia chiave per il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE.

Gli impianti solari fotovoltaici hanno e avranno sempre più un ruolo decisivo nella decarbonizzazione dell’UE e nel raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e al 2050. È perciò essenziale che la loro stessa progettazione risulti sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale, un obiettivo ancora lontano dall’essere centrato. La Commissione Europea sta a tal proposito regolamentando sempre più il settore, applicando anche al fotovoltaico le norme dell’ecodesign che obbligano a una progettazione ecocompatibile. E nel processo sono coinvolti anche cittadini e stakeholders, che possono intervenire nell’ambito di una pubblica consultazione avviata il 23 settembre 2022.

L’impatto ambientale del fotovoltaico

È fuori da ogni dubbio la capacità del fotovoltaico di abbattere le emissioni dell’edilizia sostituendo ai combustibili fossili una fonte energetica pulita e rinnovabile. Ma la sua produzione e il suo smaltimento presentano tutt’ora delle criticità dal punto di vista ambientale. La costruzione dei moduli di cui si compongono gli impianti fotovoltaici e degli inverter è infatti responsabile di emissioni di carbonio, generazione di rifiuti tossici, pratiche minerarie non sostenibili e perdita di habitat naturali.

La maggior parte delle celle solari è costituita da semiconduttori in silicio e vetro, oltre a metalli come argento, rame, indio e tellurio. Considerando poi le batterie per l’accumulo, si aggiunge all’elenco anche il litio. Il processo stesso di estrazione di questi metalli, molti dei quali rari, produce grandi quantità di emissioni di gas serra e può causare l’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria. Il silicio deve invece essere fuso e l’energia necessaria a farlo deriva ancora da combustibili fossili. In Cina, per esempio, uno dei paesi in cui il fotovoltaico sta crescendo più velocemente, si utilizza ancora il carbone. E per il processo di raffreddamento è richiesta molta acqua, con il rischio di stress ambientali per le zone già a rischio di siccità.

E una volta ultimati, i pannelli solari vanno trasportati, dato che vengono prodotti principalmente in Cina, seguita da Stati Uniti ed Europa. Per non parlare del fatto che i grandi impianti fotovoltaici necessitano di estese occupazioni di suolo, da bonificare preventivamente. E a fine vita, dopo circa 25 anni, si presenta la sfida del recupero o del riciclo di rifiuti complessi da gestire e smaltire.

È certamente complesso stabilire con esattezza l’impronta di carbonio di ogni fase della realizzazione di un pannello solare, indipendentemente dal tipo. Ed è pur vero che si tratta di tecnologie in ogni caso più sostenibili di impianti energetici a petrolio o carbone. Ma c’è ancora ampio margine di miglioramento e dipende in gran parte dall’introduzione di norme di ecodesign nella loro progettazione, che influisce anche sul modo in cui potranno essere gestiti a fine vita.

L’ecodesign nel fotovoltaico

L’ecodesign – normato dalla Direttiva 2009/125/CE – consiste nell’integrazione, in tutte le fasi del processo di sviluppo di un prodotto, degli aspetti ambientali, per bilanciare esigenze ecologiche ed economiche. Il suo obiettivo è dunque di mettere a punto prodotti che abbiano il minor impatto ambientale possibile, durante tutto il loro ciclo di vita, pur rimanendo sostenibili anche dal punto di vista economico.

Alla normativa europea sull’ecodesign si aggiunge il Regolamento 2017/1369/CE sull’etichettatura energetica. Un documento che obbliga i produttori a corredare tutti i prodotti connessi all’energia di un’etichetta recante la classe di efficienza energetica, il nome del produttore, del modello di apparecchiatura e il consumo.

Sfruttando questi due atti, la Commissione Europea vuole rendere chiare agli occhi del consumatore tanto la resa energetica dell’impianto e il suo degrado a lungo termine quanto la sua impronta di carbonio, obbligando le aziende a intervenire su entrambi i fronti per migliorare le prestazioni. La sostenibilità legata all’utilizzo di una fonte rinnovabile come l’energia solare è infatti evidente. Ma non lo sono altrettanto le criticità connesse alla produzione, al trasporto e allo smaltimento dei moduli, dell’inverter e delle batterie sopra richiamati.

È perciò arrivato il momento di definire regole condivise che eliminino qualunque ambiguità, promuovendo la costruzione di pannelli e inverter con una resa energetica a lungo termine e un grado di circolarità sempre maggiore. Contemporaneamente andrà migliorata la chiarezza nell’informazione rivolta ai consumatori. Non solo a proposito delle caratteristiche energetiche dei sistemi fotovoltaici, ma anche sulla varietà di prodotti disponibili.

I consumatori sono oltretutto già coinvolti in prima persona nella definizione delle nuove norme. Dal 23 settembre al 16 dicembre è infatti possibile lasciare il proprio feedback all’esecutivo UE nell’ambito di una consultazione pubblica. Una scelta che mira a rendere sempre più partecipata la progettazione di soluzioni così importanti per la costruzione di un modello di consumo sostenibile per l’Unione.

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