Lo scorso 21 Giugno la plenaria del Parlamento ha approvato la nuova legge europea sul
clima. In altre parole i temi del Green Deal sono diventati un obbligo vincolante, puntando
alla neutralità climatica entro il 2050: non tutti sono contenti, per alcuni, si poteva osare di
più e alzare l’asticella delle richieste a vantaggio di ambiente e cittadini.
I dati sulla legge europea sul clima
● 442 voti favorevoli
● 203 contrari
● 51 astensioni
Il target di lungo periodo resta fissato al 2050, quando l’Europa dovrà essere climaticamente
neutra e dopo punterà a emissioni negative. Entro la metà del secolo le emissioni nette di gas
serra dovranno azzerarsi, ovvero ridursi tanto da far sì che gli ecosistemi europei possano
assorbirle totalmente, per poi migliorare ancora.
Le fasi della legge europea sul clima
Nel frattempo la Commissione presenterà una proposta di obiettivi per il 2040, al più tardi sei mesi dopo la prima revisione globale nel 2023 prevista dall’Accordo di Parigi, pubblicando la quantità massima di emissioni di gas serra che l’Ue può emettere fino al 2050 senza mettere in pericolo gli impegni climatici: sarà una sorta di “bilancio di gas serra”, uno dei criteri per definire l’obiettivo rivisto dell’Ue per il 2040.
Entro il 30 settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione valuterà
anche i progressi collettivi fatti da tutti i Paesi dell’Ue, così come la coerenza delle misure
nazionali, verso l’obiettivo della neutralità climatica.
Al fine di garantire riscontri nel merito, inoltre, sarà istituito anche un Comitato consultivo
scientifico europeo sul cambiamento climatico, per monitorare i progressi e valutare se la
politica europea è coerente con questi obiettivi.
“Sono orgogliosa che finalmente abbiamo una legge sul clima – commenta
l’europarlamentare e relatrice svedese Jytte Guteland – Abbiamo confermato un obiettivo di
riduzione delle emissioni nette di almeno il 55%, più vicino al 57% (tenendo conto del
contributo offerto dall’assorbimento della CO2 legato all’uso del suolo, come nel caso della
silvicoltura, ndr) entro il 2030 secondo il nostro accordo con la Commissione. Avrei
preferito andare anche oltre, ma questo è un buon accordo basato sulla scienza che farà una grande differenza. L’Ue deve ora ridurre le emissioni nel prossimo decennio, più di quanto abbia fatto nei tre decenni precedenti messi insieme. Abbiamo obiettivi nuovi e più ambiziosi che possono ispirare altri paesi a fare un passo in avanti”.
L’Accordo di Parigi
Il gruppo dei Verdi però non è così d’accordo, poiché la scarsa ambizione della legge sul
clima di fatto infrangerebbe le promesse dell’Accordo di Parigi.
“Votiamo contro questa legge – dichiara la delegazione italiana dei Greens/Efa – perché la
riteniamo inadeguata e perché non si è avuto il coraggio di bloccare i finanziamenti ai
combustibili fossili. Votiamo no poiché la soglia pattuita di riduzione delle emissioni al 55%
risulta non solo insufficiente per il raggiungimento degli obiettivi posti dagli Accordi di
Parigi, ma anche non effettiva, dal momento che nel calcolo sono state inserite le emissioni
assorbite dal suolo e dalle foreste, cosicché la percentuale reale si riduce al 52,8% (dando
dunque un’interpretazione opposta a quella di Guteland, ndr). Sicuramente una legge
europea sul clima rappresenta un’occasione storica, per la quale l’azione politica dei Greens è stata fondamentale, tuttavia siamo ancora lontani da una legge che possa contrastare i cambiamenti climatici”.
L’Italia rispetto alla legge europea sul clima
Nel frattempo l’Italia sta rimanendo indietro nella lotta alla crisi climatica che avanza sempre più velocemente. Dopo il crollo dovuto alla pandemia, le emissioni di gas serra sono
aumentate, ma già nel 2019 la loro riduzione procedeva più lentamente a livello nazionale
che europeo. Nell’anno prima della pandemia l’Italia ha infatti emesso circa 10 milioni di
tonnellate in meno rispetto al 2018, per restare in linea con il Green deal europeo avrebbero
dovuto essere 17.
Quindi, di fatto, le emissioni italiane di gas serra sono praticamente ferme ai livelli del 2014;
7 anni persi nella lotta alla crisi climatica. Il modello per cambiare strada ce l’avremmo
pronto proprio a casa nostra, con la Provincia di Siena che è riuscita a raggiungere – ormai
dal 2011 – il risultato a cui l’Europa intera si prefigge di arrivare solo entro il 2050: azzerare
le emissioni nette di gas serra, per contrastare la crisi climatica in corso. In realtà il bilancio locale dei gas serra è ancora migliore, dato che viene assorbito un ammontare di CO2eq pari
al 101% di quella emessa.
Secondo Italy for Climate per raggiungere gli obiettivi il nostro Paese dovrà arrivare a una
riduzione, in meno di un decennio, di 232 milioni di tonnellate di CO2eq (rispetto alle circa
380 stimate nel 2020 e su cui ha inciso la situazione sanitaria). Pertanto sarà necessario
tagliare i consumi finali di energia ogni anno dell’1,5% e ridurre di almeno il 40% il consumo
di petrolio e di gas, quasi azzerare quello di carbone, raddoppiare le fonti rinnovabili
elettriche, termiche e per i trasporti.
In che modo?
Per Italy for Climate si dovranno realizzare una serie di interventi strategici: dall’introduzione di sistemi di carbon pricing più efficaci alla transizione da un modello economico estrattivo e lineare a uno rigenerativo e circolare, da una radicale semplificazione e razionalizzazione delle procedure burocratiche e amministrative alla accelerazione nella ricerca e sviluppo e nella creazione di una nuova cultura della transizione. Interventi che però, da soli, non potranno bastare senza strategie settoriali, che tengano conto delle peculiarità di ogni settore economico e siano in grado di proporre strumenti specifici realmente efficaci.
Per approfondire l’argomento ti consigliamo le seguenti letture:
Renovation Wave: cos’è e che obiettivi ha
Agricoltura sostenibile grazie all’IoT
Ecomondo 2021: il futuro dell’economia circolare