La recente sentenza del Tribunale di Roma rilancia il dibattito sulle regole contabili in condominio: tra obblighi di trasparenza e principi contabili, l’urgenza di una normativa chiara si fa sentire.
Chiarezza e trasparenza: le fondamenta del rendiconto condominiale
La chiarezza e l’intellegibilità non sono solo requisiti formali, ma rappresentano le basi per una gestione condominiale corretta e verificabile. Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 15947 del 2022, ha ribadito che il rendiconto deve consentire una lettura immediata e trasparente della situazione patrimoniale del condominio, seguendo criteri già consolidati nel diritto societario, come l’articolo 2423 del Codice civile.
Questa sentenza è un monito per gli amministratori a garantire bilanci chiari e completi, che non solo rispettino le norme ma che possano essere facilmente compresi dai condòmini. In assenza di queste caratteristiche, come dimostrato dal caso in esame, il rendiconto rischia di essere dichiarato annullabile.
Nella vicenda affrontata dal Tribunale capitolino, il passaggio di consegne tra due amministratori ha messo in luce discrepanze significative tra la contabilità dell’amministratore uscente e il rendiconto redatto dal subentrante.
L’assenza di coerenza tra i due documenti ha evidenziato una mancanza di continuità nella gestione delle poste patrimoniali e finanziarie, al punto da compromettere i principi cardine di trasparenza e ordine richiesti dall’art. 1130 bis del Codice civile. È emerso, infatti, che la nuova contabilità non rappresentava in modo adeguato le anticipazioni effettuate dall’amministratore uscente, generando incomprensioni e contestazioni in assemblea.
Il dilemma tra cassa e competenza
Uno dei nodi centrali della sentenza riguarda la scelta tra il principio di cassa e quello di competenza. Il Tribunale di Roma sembra propendere per una contabilità semplificata basata sul principio di cassa, sottolineando come le registrazioni debbano riflettere entrate e uscite senza necessariamente considerare la competenza economica delle operazioni. Tuttavia, questa impostazione solleva alcune problematiche tecniche. Ad esempio, il principio di cassa non consente una rappresentazione adeguata di crediti e debiti, elementi fondamentali per la redazione dello stato patrimoniale previsto dall’art. 1130 bis c.c. Questo ha portato la dottrina e parte della giurisprudenza, come il Tribunale di Udine (sentenza n. 1014/2019), a sottolineare la necessità di adottare una contabilità a partita doppia che garantisca coerenza e completezza.
La tecnica contabile indicata dal Tribunale romano – la “partita semplice” – risulta incompatibile con il principio di competenza, creando un cortocircuito normativo e gestionale. Da un lato, il rendiconto deve garantire trasparenza e chiarezza; dall’altro, l’applicazione del principio di cassa limita la possibilità di rappresentare correttamente lo stato patrimoniale. Questa contraddizione rischia di compromettere la validità stessa del rendiconto, rendendo difficoltosa la valutazione dell’operato dell’amministratore e la tutela dei diritti dei condòmini.
Verso un corpus normativo stabile
La sentenza del Tribunale di Roma riporta in primo piano l’urgenza di un corpus normativo chiaro e uniforme per la contabilità condominiale. Ad oggi, la mancanza di regole condivise genera confusione e interpretazioni giurisprudenziali divergenti, che rendono complessa la gestione economica e contabile del condominio. Armonizzare i principi di redazione del rendiconto, ispirandosi a criteri già consolidati nel diritto societario, potrebbe rappresentare una soluzione efficace.