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giovedì 21 Novembre 2024

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Com’è la qualità dell’aria in Italia?

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Il rapporto ISTAT ha raccolto dati allarmanti sulla qualità dell’aria in Italia, nonostante l’aumento di verde e trasporti pubblici.

La qualità dell’aria in Italia allarma cittadini e autorità, dato che il livello di inquinanti recentemente ha superato spesso i livelli limite. Si tratta di una controtendenza rispetto ai miglioramenti registrati negli ultimi anni.

Le principali fonti di inquinamento

L’inquinamento atmosferico è causato sia da fonti artificiali che naturali. Tra le cause naturali figurano la polvere, la sabbia e lo sporco sollevati dal vento, il fumo vulcanico e i materiali che si sollevano in aria durante gli incendi. Ma sono le cause artificiali, ovvero dovute alle azioni degli esseri umani, a sbilanciare l’equilibrio e a peggiorare sensibilmente e in modo costante la qualità dell’aria. Tra queste, figurano varie forme di combustione, come i trasporti alimentati a gas (aerei, treni e automobili) e le attività industriali (centrali elettriche, raffinerie e fabbriche), la combustione di biomassa (la combustione di materia vegetale o carbone per il riscaldamento, cucina, energia) e l’agricoltura.

Cause artificiali

Il contributo di varie fonti di inquinamento atmosferico alla qualità dell’aria di un luogo dipende fortemente dall’ubicazione geografica, dal tipo di attività prevalenti e dalle normative della città. Ogni luogo ha quindi il proprio mix di inquinanti. Le fonti artificiali principali sono le seguenti:

  • industria, che comprende l’inquinamento provocato da strutture quali stabilimenti manifatturieri, miniere e raffinerie di petrolio, nonché centrali elettriche a carbone e caldaie per la produzione di calore ed elettricità. L’attività industriale è una delle principali fonti globali di ossidi di azoto (NOx), idrogeno solforato, composti organici volatili (COV) e particolato.
  • Agricoltura, a causa dell’uso massiccio di fertilizzanti sui terreni, che contribuisce in modo significativo all’inquinamento atmosferico da polveri sottili. L’inquinamento generato dalle fattorie supera in molti casi tutte le altre fonti di PM prodotte dall’uomo.
  • Trasporti, una tipologia di inquinamento che si riferisce principalmente alla combustione di carburante nei veicoli a motore, come automobili, camion, treni, aerei e navi. Le emissioni dei trasporti contribuiscono in modo determinante a livelli elevati di particolato fine (PM2,5), ozono e biossido di azoto (NO2).
  • Edilizia, che comprende le attività domestiche, tra le quali spicca il riscaldamento con carbone, legna o gas, e la costruzione e ristrutturazione di edifici.

Cause naturali

Come si è detto, le fonti naturali di inquinamento atmosferico includono fenomeni naturali come attività vulcanica, incendi e tempeste di polvere o sabbia. Come tali, la loro incidenza sulla qualità dell’aria dipende fortemente dalla posizione geografica delle città. Ad esempio, le località vicine a grandi deserti come il Sahara sono fortemente influenzate dalla polvere e dalla sabbia portate dal vento. Le località circondate da boschi hanno maggiori probabilità di subire l’inquinamento atmosferico dovuto agli incendi. Le città vicine ai vulcani in attività, potrebbero periodicamente essere oscurate dalle ceneri correlate. Cenere e sabbia del deserto, tuttavia, possono essere sollevate in aria dalle correnti ed essere trasportate anche a grande distanza rispetto al luogo di provenienza, per poi essere depositate a terra o rilasciate negli strati inferiori dell’aria: lo dimostrano le piogge che spesso portano la sabbia del deserto del Sahara in Italia.

La combustione di materia vegetale emette grandi quantità di sostanze inquinanti, tra particolato (PM), ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), biossido di zolfo (SO2), piombo, mercurio e altri inquinanti atmosferici pericolosi (HAP). Gli incendi possono verificarsi in modo naturale, come accade in seguito alla caduta di fulmini, in modo accidentale oppure intenzionale. In determinati casi, perciò, possono far parte di cause artificiali all’inquinamento atmosferico. A causa delle dimensioni spesso enormi di questi incendi, sia gli incendi boschivi che quelli a cielo aperto possono potenzialmente causare un inquinamento atmosferico di vasta portata.

La qualità dell’aria in Italia

L’ultimo rapporto sull’ambiente urbano dell’Istat ha dipinto un quadro preoccupante dello stato dell’aria che respiriamo. Per la prima volta dal 2017 i dati, riferiti all’anno 2022, hanno registrato un peggioramento. Le concentrazioni di PM10 sono aumentate in 75 città su 100 e quelle di PM2.5 in 60 città su 100, tanto che l’84% dei capoluoghi ha registrato uno sforamento dei limiti OMS di PM10 (20 µg/m3) e l’89% dei limiti OMS di PM2.5 (10 µg/m3). Il Nord Italia primeggia negativamente, con 9 capoluoghi su 10 fuori norma e Milano, Torino e Venezia ampiamente sopra i limiti. Ma anche Centro e Sud, comprese le isole, non si salvano.

Milano e Torino registrano, insieme ad altri 16 comuni, più di 70 giorni di sforamento annuo anche per i limiti di ozono, ma anche altri 62 capoluoghi sono oltre i limiti per una media di 39 giorni l’anno. Quasi tutti i capoluoghi invece registrano valori eccessivi di biossido di azoto, direttamente collegato ai combustibili fossili utilizzati per riscaldamento e trasporti. Tutto ciò nonostante l’espansione della rete metropolitana, l’approvazione di più Piani urbani di mobilità sostenibile (PUMS), l’aumento della superficie di verde urbano e la diminuzione della quantità dei rifiuti pro capite.

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