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sabato 23 Novembre 2024

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Luci e ombre sulle smart city in Italia

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Le smart city promettono di rivoluzionare la vita in città anche in Italia, a beneficio della salute dei cittadini e dell’ambiente.

Man mano che il mondo cambia, cambiano anche le nostre priorità e necessità di cittadini. Oggi, per esempio, è fondamentale anteporre i bisogni umani a quelli tecnici quando si progettano le aree urbane. Ma la tecnologia può sicuramente aiutare a soddisfarli, migliorando la qualità della vita nelle città intelligenti del futuro. Ma come si presenta una città intelligente? E a che punto sono le smart city in Italia?

Cosa sono le città intelligenti?

Le città intelligenti sono un concetto relativamente nuovo secondo il quale le città possono utilizzare la tecnologia per raccogliere dati e approfondimenti volti a migliorare i servizi ai cittadini e a risolvere i problemi quotidiani. Grazie alle nuove tecnologie intelligenti, infatti, le amministrazioni hanno a disposizione una miriade di dati che, se utilizzati in modo intelligente, possono davvero migliorare il modo in cui viviamo nelle aree urbane.

Le città rappresentano solo il 2% della superficie totale del nostro pianeta, tuttavia, secondo i dati delle Nazioni Unite, entro il 2050 ospiteranno il 68% della popolazione mondiale. La necessità di dare vita a città che possano ospitare in sicurezza una popolazione così elevata crea enormi sfide per quanto riguarda la mobilità, l’accessibilità dei servizi, la compravendita di abitazioni, la disponibilità di spazi verdi, la gestione dei rifiuti e, non da ultimo, l’inquinamento che deriva da tutte le attività umane.

Le città intelligenti possono aiutare a risolvere le sfide sociali, ambientali ed economiche, sfruttando i dati urbani che forniscono informazioni accurate su ciò di cui abbiamo davvero bisogno, senza violare la privacy dei cittadini. Per farlo utilizzano una varietà di software, interfacce utente e reti di comunicazione insieme all’Internet delle cose (IoT), per fornire soluzioni connesse al pubblico. L’IoT è infatti una rete di dispositivi connessi di ogni tipo, che comunicano e scambiano dati. Ciò può includere i veicoli, gli elettrodomestici, gli impianti, i sensori su strada e non solo.

I dati raccolti da questi dispositivi vengono archiviati nel cloud o su server per consentire di apportare miglioramenti strategici e/o in tempo reale nei vari settori. Raggiunto questo grado di digitalizzazione, è naturalmente fondamentale implementare anche un sistema di sicurezza per proteggere la trasmissione dei dati dalla rete della smart city, impedendo accessi non autorizzati.

Le smart city in Italia

Non si tratta di una visione utopistica: le smart city sono già realtà e si diffonderanno sempre più, anche in Italia. Nella penisola il mercato è in crescita anche per il 2023, anche se con un tasso ridotto rispetto alle aspettative e alle necessità. 1 miliardo di euro contro i 900 milioni del 2022, un tasso dimezzato rispetto alla crescita del 23% registrata nel 2022 e che altri paesi hanno mantenuto stabile. L’Osservatorio Smart City del Politecnico di Milano ha rilevato infatti che soltanto 1 comune su 5 ha realizzato almeno un progetto in tale direzione nel triennio 2021-2023, anche se 6 su 10 hanno intenzione di attuarne nei prossimi 12 mesi. Il divario è evidente tra i comuni con più e quelli con meno di 15mila abitanti.

I settori principali sono:

  • illuminazione
  • sicurezza
  • smart mobility
  • smart grid e CER
  • raccolta rifiuti
  • smart metering
  • monitoraggio ambientale

Gli investimenti pubblici del 2023 nei settori della smart city sono stati destinati per il 23% a progetti di illuminazione pubblica, per il 21% alla smart mobility e a seguire allo smart metering e alle smart grid. I cittadini però richiedono soprattutto azioni nei comparti della sicurezza e della sorveglianza, del coinvolgimento diretto delle persone e delle CER (Comunità Energetiche Rinnovabili).

Perché in Italia la crescita rallenta?

I cittadini sono sempre più sensibili al tema, tanto che ormai quasi il 70% degli intervistati ha già sentito parlare di smart city. Ma allora perché faticano a decollare? E a cosa è dovuto il divario tra comuni piccoli e medio-grandi? L’ostacolo principale, emerso dal coinvolgimento nell’indagine di 500 comuni, è la mancanza di personale formato, soprattutto nei piccoli comuni. Ciò significa che scarseggiano le persone competenti che possano seguire progetti complessi.

La mancanza di conoscenze e competenze dovrebbe essere colmata garantendo la formazione necessaria o cercando altrove consulenti e altri professionisti. O ancora incentivando la collaborazione tra pubblico e privato, affidandosi ad aziende specializzate nella digital transformation delle aree urbane. Tra i campi più scoperti ci sono quelli legati all’intelligenza artificiale, all’IoT e alle soluzioni cloud, ma anche il project management e l’analisi dei dati sono poco popolati.

Anche la carenza di risorse economiche influisce sul via libera ai progetti in ottica smart city, una difficoltà cui cercano di rimediare i finanziamenti nazionali e internazionali, come il PNRR e i bonus dedicati.

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