Per la candidatura all’Expo 2030 Roma ha proposto una solar farm urbana in grado di alimentare il quartiere di Tor Vergata.
Carlo Ratti Associati, Italo Rota e Richard Burdett hanno svelato il masterplan per la candidatura di Roma a ospitare l’Expo 2030, il cui fulcro è una gigante solar farm urbana che alimenterà il sito dell’esposizione. Il progetto utilizza infatti l’energia rinnovabile come motore di riqualificazione e decarbonizzazione dei quartieri circostanti. Tutti i padiglioni della capitale sono infatti progettati per essere completamente riutilizzabili e si trasformeranno l’area in un distretto dell’innovazione dopo l’evento.
Cos’è una Urban Solar Farm?
Una fattoria solare è un ampio impianto di pannelli solari fotovoltaici che assorbono l’energia dal sole, la convertono in elettricità e la inviano alla rete elettrica per la distribuzione e il consumo da parte dei clienti. Le solar farm, anche chiamate parchi solari, sono solitamente montate a terra invece che sui tetti e sono disponibili in tutte le forme e dimensioni. Tecnicamente, tutti gli impianti fotovoltaici, che si tratti di pochi pannelli sul tetto o di centinaia in campagna, sono on grid e si possono definire utility-scale, dato che forniscono elettricità a energia solare alla società di servizi locale. Ma ciò che differenzia una solar farm da un semplice impianto domestico è proprio la dimensione. Questa le rende vere e proprie centrali fotovoltaiche paragonabili alle centrali elettriche a gas naturale o a base di altre fonti di energia che hanno rifornito per i consumatori nell’ultimo secolo.
Nella maggior parte dei casi, dato l’ampio spazio che richiedono, sono collocate fuori dalle città, per lo più su campi inutilizzati. Ma esistono anche fattorie solari urbane, installate per esempio su vaste aree industriali dismesse. Questi impianti costituiscono perciò un modo per riqualificare comunità e quartieri fornendo loro sicurezza energetica ed elettricità rinnovabile decarbonizzata, a fronte di una conversione di terreni abbandonati e liberi in terreni di valore commerciale.
L’Urban Solar Farm di Roma
Una grande solar farm costituisce il fulcro della candidatura di Roma per ospitare l’Esposizione Universale del 2030, progettata da Carlo Ratti Associati con l’architetto Italo Rota e l’urbanista Richard Burdett. Se selezionata per l’evento, la struttura diventerebbe la più grande solar farm urbana del mondo e alimenterebbe l’intero sito espositivo con energia rinnovabile. «Expo 2030 Roma mira ad aprire nuovi orizzonti per le fiere mondiali e altri eventi su larga scala – ha spiegato Carlo Ratti. – Il nostro masterplan sperimenta processi collettivi di creazione di città, nuove strategie di condivisione dell’energia e trasformazioni urbane inclusive che vanno ben oltre i confini temporali e spaziali dell’evento».
Expo Solar Park, pensato per un sito nel quartiere romano di Tor Vergata, sarebbe composto da centinaia di “alberi energetici” di forma quadrata, incorporati negli appezzamenti dedicati di ogni nazione e progettati per aprire e chiudere i loro pannelli durante il giorno. Mentre raccolgono energia, queste strutture fornirebbero quindi anche ombra ai visitatori che esplorano il sito e, se viste dall’alto, formerebbero una struttura simile a un mosaico.
Un’altra delle ambizioni di CRA, Rota e Burdett per il parco solare è quella di decarbonizzare i quartieri circostanti fornendo loro energia rinnovabile. «La vision del piano generale dell’Expo Solar Park garantisce che l’evento non solo rinvigorirà il quartiere, ma contribuirà a decarbonizzarlo», ha specificato CRA. Il tema dell’Esposizione Universale 2030 è infatti “Persone e Territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione”. Il parco solare coprirà un’area di 150.000 metri quadrati, con una capacità produttiva di 36 megawatt di picco, il che lo rende il più grande parco solare urbano accessibile al pubblico del mondo.
L’Expo 2030 di Roma
Expo Solar Park è perciò il fiore all’occhiello del progetto di Roma nell’ambito della candidatura a Expo 2030, che prevede una suddivisione del sito in tre quartieri: la Città, il Boulevard e il Parco. Disposti da est a ovest, porterebbero i visitatori in un viaggio da un ambiente urbano a uno più naturale. Il parco solare si estenderà lungo la spina dorsale centrale – il Boulevard appunto –, che incorporerà anche tutti i padiglioni nazionali. Sul lato ovest ci sarà la Città, che ospiterà tutti gli edifici operativi, mentre sul lato est, il quartiere del Parco accoglierà spazi verdi tematici.
Sparsi tra questi quartieri ci saranno cinque padiglioni simbolo, ciascuno dedicato a un tema diverso. Una serie di edifici già esistenti nell’area, tra cui il complesso sportivo Vela di Calatrava, sarà invece protagonista di una riqualificazione. Il masterplan mira infatti a rivitalizzare tutta l’area di Tor Vergata, anche dopo l’evento, con il quartiere Città che sarà riconvertito in un’estensione per l’Università di Tor Vergata e i padiglioni trasformati nel quartiere romano dell’innovazione.
Il Bureau International des Expositions (BIE) deciderà a novembre 2023 a chi affidare l’organizzazione di Expo 2030. I 170 Stati membri dovranno scegliere tra i progetti di Roma, Busan (Corea del Sud), Odessa (Ucraina) e Riyadh (Arabia Saudita).