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lunedì 23 Settembre 2024

Progettazione ecocompatibile: sai cos’è l‘ESPR?

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Per migliorare la sostenibilità dei prodotti l’UE sta lavorando a una nuova direttiva per la progettazione ecocompatibile: l’ESPR.

In una società sempre più attenta alla questione climatica anche le aziende produttrici, distributrici, rivenditrici ecc. di beni di consumo devono adattare il loro business. Sia per incontrare le nuove richieste del mercato sia per contribuire a diminuire l’impatto dell’economia sull’ambiente. Ma perché ciò accada la catena di approvvigionamento deve essere tracciabile, per permettere di monitorare i beni mentre passano dall’essere materiali grezzi a prodotti finiti. Ecco di cosa si occupa l’ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation), la proposta dell’UE per incoraggiare e regolamentare la produzione ecocompatibile, cioè l’ecodesign.

Cos’è l’ESPR?

La sostenibilità di prodotto inizia dalla sua progettazione. Per questo è importante che quest’ultima sia guidata da una normativa aggiornata e condivisa a livello europeo, per allineare tutti gli Stati membri nella transizione verso un’economia circolare. È questo l’obiettivo dell’ESPR, il regolamento sulla Progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili, proposto il 30 marzo 2022 dalla Commissione europea.

L’attuale direttiva sulla progettazione ecocompatibile 2009/125/CE ha garantito vantaggi alle imprese, ai consumatori e all’ambiente, consentendo di risparmiare, solo nel 2021, 120 miliardi di EUR di spesa energetica all’UE. Tuttavia, si concentra soltanto sui prodotti connessi all’energia. La nuova direttiva, invece, allargherebbe lo spettro d’azione, rappresentando un pilastro della transizione ecologica.

La proposta istituisce dunque un quadro per stabilire requisiti di progettazione ecocompatibile per specifici gruppi di prodotti al fine di migliorarne significativamente la circolarità, le prestazioni energetiche e altri aspetti della sostenibilità ambientale. Consentirà perciò di stabilire requisiti di prestazione e informazione per quasi tutte le categorie di beni fisici immessi sul mercato dell’UE – con alcune eccezioni come alimenti e mangimi, regolati separatamente. Tra i requisiti ci sono:

  • la durata, riutilizzabilità, l’aggiornabilità e la riparabilità del prodotto
  • l’assenza di sostanze che inibiscono la circolarità
  • l’efficienza energetica e dell’utilizzo delle risorse
  • utilizzo di materiali riciclati
  • possibilità di rigenerazione e riciclaggio
  • basse emissioni di anidride carbonica e basso impatto ambientale
  • requisiti informativi e di trasparenza, incluso un passaporto per prodotti digitali

Si stima che l’ESPR possa portare a 132 milioni di tep (tonnellata equivalente di petrolio) di risparmio di energia primaria, che corrisponde a circa 150 miliardi di metri cubi di gas naturale, quasi equivalente all’importazione dell’UE di gas russo.

E i prodotti extra-UE?

Ci si potrebbe a questo punto chiedere quale possa essere la validità, in un mondo globalizzato, di una normativa che riguarda soltanto i prodotti europei. L’ESPR infatti non riguarderà soltanto i beni prodotti in Europa, ma qualunque prodotto entri nel mercato dell’Unione, compresi quelli provenienti da paesi terzi. Anche questi dovranno perciò essere conformi ai requisiti imposti dall’ESPR, sia che siano prodotti finiti sia che siano componenti o prodotti intermedi. Gli importatori europei dovranno perciò assicurarsi che i prodotti in questione rispettino l’ESPR e che la documentazione a loro relativa sia disponibile per eventuali ispezioni.

E chi non rispettasse le direttive? L’ESPR non prevede un sistema comune di sanzioni. Ogni Stato membro potrà stabilire sanzioni da applicare ai vari attori delle filiere che si dimostrino manchevoli. L’importante è che queste siano comminate in base al grado di non conformità e al numero di prodotti non conformi immessi sul mercato.

Trasparenza e informazione

Dell’ESPR fa parte come accennato anche l’iniziativa del Digital Product Passport (DPP), il passaporto digitale per i prodotti che rappresenta una delle azioni chiave nell’ambito del Piano d’azione per l’economia circolare (CEAP, Circular Economy Action Plan) dell’UE. Allo stesso modo, il regolamento UE sulle batterie, anch’esso nell’ambito del CEAP, sta guidando l’iniziativa per i passaporti digitali delle batterie, simili ai passaporti digitali dei prodotti.

Il DPP è fondamentale per la transizione dell’UE verso un’economia circolare e fornirà informazioni sulla sostenibilità ambientale dei prodotti. Mira a migliorare la tracciabilità e la trasparenza lungo l’intera catena del valore di un prodotto e a migliorare la gestione e la condivisione dei dati relativi al prodotto che sono fondamentali per garantirne l’uso sostenibile, il prolungamento della vita e la circolarità. Aiuterà dunque i consumatori e le imprese a fare scelte informate al momento dell’acquisto dei prodotti, ma sarà importante anche per facilitare le riparazioni e il riciclaggio. Il passaporto aiuterebbe inoltre le autorità a svolgere controlli e verifiche. Sarà la Commissione a precisare in seguito quali informazioni debba obbligatoriamente contenere.

Mentre si prevede che l’ESPR avrà un impatto positivo sulla circolarità dell’economia, si teme tuttavia che alcune aree del nuovo quadro possano causare problemi di protezione della proprietà intellettuale per le imprese interessate. Tra queste, c’è proprio il DPP, che obbligando a etichettare, identificare e collegare i prodotti a dati rilevanti per la loro circolarità e sostenibilità, potrebbe rendere più difficile proteggere i “segreti commerciali”. Inoltre, il DPP per i primi gruppi di prodotti dovrebbe entrare in vigore nel 2026, il che non lascia molto tempo alle aziende per prepararsi. Infine, implementare un sistema di DPP richiederà investimenti non banali, perché dovrà essere caricato su un supporto basato su uno standard aperto e interoperabile.

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