Secondo One Health la salute dell’uomo dipende da quella degli animali e dell’ambiente: ecco come l’Intelligenza Artificiale può aiutare a svilupparlo.
La pandemia da Covid-19, che sembra avere avuto origine animale, ha dimostrato una volta per tutte come la vita di uomini, animali e, in generale, ecosistemi sia interrelata, soprattutto dal punto di vista della salute. Quando si tratta di malattie trasmissibili, inquinamento ambientale e sicurezza alimentare, infatti, nell’era della globalizzazione non esistono confini, né nazionali né di specie. Tutti siamo potenziali vittime e potenziali vettori e dunque l’approccio alla tutela della salute pubblica deve essere collaborativo. Ecco da dove nasce One Health, che mira ad affrontare il problema con uno sguardo globale e transdisciplinare. In più, avrà a disposizione gli strumenti messi in campo dalla digitalizzazione, per raggiungere agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030.
Umani, animali e ambiente
La popolazione umana sta crescendo e si sta espandendo in nuove aree geografiche, entrando in contatto con animali selvatici e domestici e creando nuove e più frequenti occasioni di trasmissione di malattie. La terra ha intanto subito cambiamenti nel clima e nell’uso del suolo, come la deforestazione e le pratiche agricole intensive. Attività che distruggono ecosistemi e favoriscono ulteriormente opportunità per la trasmissione di malattie dagli animali, spingendo questi ultimi verso i centri abitati. Inoltre, il movimento di persone, animali e prodotti animali è aumentato, il che aumenta la probabilità che le malattie superino rapidamente i confini nazionali e di specie.
Queste condizioni hanno portato alla diffusione di malattie zoonotiche già esistenti e conosciute oppure nuove, che ogni anno colpiscono milioni di persone e animali. Tra le altre, la rabbia, la salmonella, il virus del Nilo occidentale, l’antrace, la malattia di Lyme, la tigna, l’ebola o il recente Covid-19. E dato che gli animali condividono con l’uomo una certa suscettibilità ad alcune malattie e rischi ambientali, capita persino che servano da segnali premonitori, ammalandosi prima degli esseri umani.
Cos’è l’approccio One Health?
One Health è un approccio collaborativo, multisettoriale e transdisciplinare, operante a livello locale, regionale, nazionale e globale. Il suo obiettivo è di raggiungere risultati di salute ottimali riconoscendo l’interconnessione tra persone, animali e piante in un ambiente condiviso. Non si tratta di una novità, ma sta diventando sempre più attuale per i motivi appena elencati.
I temi affrontati da One Health sono dunque condivisi da persone, animali e ambiente e possono beneficiare della collaborazione tra discipline diverse:
- la prevenzione della diffusione delle malattie zoonotiche
- la riduzione della resistenza agli antibiotici dei germi, che possono diffondersi rapidamente attraverso le comunità, l’approvvigionamento alimentare, le strutture sanitarie e l’ambiente (suolo, acqua), rendendo più difficile il trattamento di alcune infezioni
- l’aumento della sicurezza e della salute alimentari
- il controllo delle malattie trasmesse da vettori, in aumento a causa delle temperature più calde e della maggiore diffusione di zanzare e zecche
- la riduzione della contaminazione ambientale, soprattutto quella idrica
- il miglioramento nel trattamento delle malattie croniche, della salute mentale, degli infortuni, della salute sul lavoro e delle malattie non trasmissibili
Interventi di salute pubblica efficaci richiedono infatti coordinazione, comunicazione e collaborazione tra partner che lavorano per la salute umana, animale e ambientale. I professionisti della salute umana (medici, infermieri, operatori sanitari pubblici, epidemiologi), della salute animale (veterinari, paraprofessionisti, agricoltori e allevatori), dell’ambiente (ecologi, esperti di fauna selvatica e biodiversità) e di altre aree di competenza devono perciò cooperare. Altri stakeholders rilevanti in un approccio One Health potrebbero essere le forze dell’ordine, i politici, le comunità e persino i proprietari di animali domestici. Ciò che conta è che ogni progetto e decisione siano condivisi, perché nessuna persona o organizzazione può affrontare i problemi comuni da sola.
L’Intelligenza Artificiale al servizio di One Health
La digitalizzazione ha dato all’approccio One Health nuovi e più efficaci strumenti per tenere fede al suo scopo. Tanto che l’accesso a reti e servizi sanitari digitali è al centro dell’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030 – “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età” – e può influenzare anche il raggiungimento di altri OSS.
Facendo specifico riferimento alle missioni di One Health, le nuove tecnologie digitali e, in particolare, l’intelligenza artificiale potranno senza dubbio aiutare a tenere sotto controllo AIDS, tubercolosi, malaria e altre malattie trasmissibili. Ma anche migliorare la prevenzione e la cura delle malattie non trasmissibili e a rendere più democratica e inclusiva la sanità, consentendo una copertura sanitaria universale di qualità.
Le applicazioni dell’IA nel settore riguardano infatti diversi aspetti:
- nella diagnostica hanno già dimostrato la loro utilità tecniche di machine-learning e signal-processing che identificano precocemente le malattie
- per la valutazione dei rischi di morbilità e mortalità sono indispensabili sistemi di data-mining e machine-learning. Analizzando i dati a disposizione potranno infatti prevedere l’incidenza e la gravità di malattie, l’esposizione di determinate categorie di pazienti o la probabilità di successo o fallimento dei trattamenti
- nella previsione e nella sorveglianza delle epidemie i Big Data consentiranno di realizzare modelli della trasmissione di virus e malattie
- nella previsione sanitaria sarà indispensabile il machine learning, per gestire le prenotazioni delle visite, migliorare i programmi di visita degli operatori sanitari di comunità e ottimizzare l’allocazione delle risorse umane ed economiche
Per rendere operative queste tecnologie, al momento solo sperimentali, è però indispensabile sviluppare standard metodologici per la valutazione della loro efficacia. E poi definire i confini etici dell’operato di dispositivi che potrebbero ledere la privacy dei pazienti o essere utilizzati impropriamente. Ma soprattutto sarà necessario adottare standard aperti all’insegna dell’interoperabilità, degli scambi e della collaborazione internazionale: una visione globale del problema che è alla base di One Health.