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lunedì 23 Settembre 2024

Su cosa puntano le città del futuro?

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Inclusive, green e connesse: le città del futuro iniziano a prendere forma, sia in Italia che in Europa.

Il 60% della popolazione mondiale vive in città ed entro la metà secolo la percentuale salirà al 66%, costringendo a ripensare la fisionomia dei centri urbani. Tutto ciò mentre si intensificano le azioni climatiche volte a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Ma, a prescindere dalla crescita della popolazione urbana, che in Europa non sarà esponenziale come altrove, sono molte e varie le sfide da affrontare per dare vita a una società green, resiliente e inclusiva. Dalla pressione demografica all’invecchiamento della popolazione, dall’edilizia alla mobilità, dall’energia al consumo di suolo. Sempre in ottica sostenibile, sia dal punto di vista sociale che da quello ambientale. Ecco come l’Europa e l’Italia disegneranno il futuro delle città.

Le sfide per le città del futuro

Il cardine attorno a cui dovranno ruotare le città del futuro saranno senza dubbio i cittadini, sempre più coinvolti perciò fin dalla fase di progettazione a livello di governance urbana e sempre più inclusi e tutelati secondo le specifiche necessità di ognuno. Si tratta di una prospettiva che non contrasta affatto con la necessità di proteggere l’ambiente e di invertire il cambiamento climatico. Nelle green cities, che difendono il suolo, la biodiversità e la qualità dell’aria si respira, si mangia e si vive meglio.

Tra le sfide più trasversali che le città devono affrontare, a tal proposito, c’è la necessità di ottimizzare l’utilizzo degli spazi pubblici e privati. E poi l’implementazione, in tutti i settori, di nuove tecnologie interoperabili e integrate, che contribuiscano a rendere più inclusivo e sostenibile il panorama cittadino. Scendendo nello specifico, ecco le principali sfide che ci attendono, come protagonisti del rinnovamento delle nostre città:

  • Garanzia di abitazioni a prezzi equi. Le città europee hanno visto negli ultimi anni forti aumenti dei prezzi delle abitazioni, che hanno influito sulla loro capacità di fornire a tutti i propri cittadini alloggi adeguati e convenienti. Al momento, infatti, i prezzi si stanno alzando più rapidamente degli stipendi.
  • Mobilità sostenibile. La mobilità privata cittadina causa oggi inquinamento ambientale, traffico e lunghi tempi di percorrenza, oltre che incidenti. In futuro dovrà perciò essere accantonata a favore di trasporti pubblici efficienti, green e connessi o una mobilità condivisa elettrica e altrettanto smart.
  • Fornitura di servizi. Ogni tipo di servizio, pubblico o commerciale, erogato in città dovrebbe essere pensato, a seconda dei casi, per essere sostenibile, efficiente, riutilizzabile, co-utilizzabile, modulare, personalizzato e basato sulla data analysis.
  • Invecchiamento della popolazione. Entro il 2070, l’aspettativa di vita nell’UE salirà a 88,2 anni: un quadro complesso da affrontare in città in cui la popolazione è in declino. Se la forza lavoro diminuisce, infatti, sarà necessario rivedere il sistema di welfare, tra assistenza sanitaria, pensioni e altri servizi.
  • Salute urbana. L’elevata densità di popolazione nelle città può facilitare la diffusione di malattie infettive e respiratorie, soprattutto in assenza di verde, con una bassa qualità dell’aria e una cattiva gestione dei rifiuti. Saranno altresì da affrontare in modo lungimirante l’aumento dei tassi di obesità e il peggioramento della salute mentale dei cittadini.
  • Segregazione sociale. Nelle città europee c’è una crescente polarizzazione che marginalizza intere categorie di cittadini. Una situazione da invertire con politiche inclusive che tengano conto delle cause della segregazione e dei molteplici fattori in gioco.
  • Impronta ambientale e azione per il clima. Fornire acqua, energia e nutrimento ai contesti urbani significa aumentare costantemente lo sfruttamento ambientale appena fuori dai confini cittadini. Inoltre, le città generano circa il 70% delle emissioni globali di gas serra. E, allo stesso tempo, sono particolarmente vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, tra fenomeni climatici estremi, malattie e inquinamento. Per ripristinare un equilibrio è necessario che ognuno faccia la sua parte: comuni, governi nazionali e regionali, imprese e industrie, enti di ricerca e, naturalmente, cittadini.

La transizione dei capoluoghi italiani

Il rapporto SNPA (Sistema nazionale per la protezione dell’Ambiente) “Città in transizione: i capoluoghi italiani verso la sostenibilità ambientale”, appena pubblicato sulla base di dati Ispra, ha fotografato la situazione e le prospettive di 20 città capoluogo italiane a proposito della transizione sostenibile che le aspetta. Analizzati secondo i tre parametri di vivibilità, circolarità e resilienza, nei 5 anni di osservazione che hanno preceduto la stesura del rapporto tutti i capoluoghi hanno dimostrato miglioramenti da diversi punti di vista.

Se a Cagliari nel 2020 non si è mai superato il valore limite di Pm10, a Napoli stanno aumentando esponenzialmente gli orti urbani, a Catanzaro, Potenza e Palermo cresce la percentuale di rifiuti riciclati. A proposito, è Trento a guidare la classifica per la raccolta differenziata, mentre a Torino, Milano e Bolzano si diffonde la mobilità sostenibile e gli stili di vita si fanno più green. Eppure non accennano a diminuire gli sprechi idrici, tallone d’achille italiano, anche in questo periodo di siccità estrema. Milioni di persone sono tutt’oggi residenti in aree a rischio idraulico e aumentano i fenomeni dei sinkholes.

I fondi da investire non mancano, per ora. Il 40% degli oltre 200 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono dedicati specificamente alla transizione ecologica. Quest’ultima viene però indirettamente accelerata anche nell’ambito di altre missioni rendendo il PNRR uno strumento prezioso per impostare un modello di sviluppo sostenibile nel nostro paese.

Non mancano, a livello di incentivo, i premi ai comuni virtuosi, come Cresco Award Città Sostenibili, iniziativa di Fondazione Sodalitas e ANCI: 5 riconoscimenti e 15 premi speciali destinati a Comuni dai 5mila agli oltre 100mila abitanti. È possibile candidarsi fino al 4 ottobre, presentando progetti già realizzati o di imminente realizzazione che si riferiscano precisamente a alle tematiche messe in luce dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

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