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domenica 24 Novembre 2024

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Green City e qualità della vita: dove si vive meglio in UE?

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Le Green City in Europa non sono ancora abbastanza diffuse, ma qualche esempio virtuoso indica la strada da percorrere.

Che il verde urbano contribuisca a migliorare la qualità della vita dei cittadini è risaputo, ma sono sempre di più le conferme scientifiche della correlazione tra presenza di aree verdi e benessere. L’ultima, particolarmente autorevole, arriva dall’EEA (European Environment Agency), che nel report “Who benefits from nature in cities? Social inequalities in access to urban green and blue spaces across Europe” (“Chi trae beneficio dalla presenza della natura in città? Disuguaglianze sociali nell’accesso agli spazi verdi e blu urbani in Europa”) ha analizzato in ottica sociale il rapporto tra le città e i loro spazi verdi (parchi, orti e filari) e blu (acque). I risultati lasciano a desiderare: in Europa le green city sono poche e distribuite in modo irregolare, soprattutto nel Nord e nell’Ovest, e lo stesso vale per i singoli “quartieri verdi”.

Le Green City e il benessere

Vivere, lavorare, crescere nelle vicinanze o addirittura dentro spazi verdi o blu migliora la qualità e l’aspettativa di vita. Parchi, giardinetti pubblici e giardini privati, orti urbani, filari di alberi, stagni, fiumi e laghetti non sono soltanto belli da vedere. Hanno anche effetti sulla salute fisica e mentale delle persone. Ecco quali:

  • aumento dell’efficienza del sistema immunitario
  • riduzione dell’incidenza di malattie cardiovascolari
  • riduzione della probabilità di contrarre il diabete di tipo 2
  • miglioramento dell’outcome materno e fetale
  • miglioramento delle funzioni cognitive
  • aumento della coesione sociale
  • maggiore rilassamento
  • maggiori opportunità di praticare attività fisica in un ambiente sano

Questi risultati sono una conseguenza della capacità delle aree verdi di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, di ridurre l’inquinamento acustico, di aumentare la biodiversità vegetale e animale – spia dello stato di salute di un ecosistema –, di mitigare le alte temperature estive e di fornire spazi ideali sia per trovare la propria pace che per rafforzare le relazioni.

Ecco perché la presenza di verde urbano in determinate città o in specifici quartieri li rende particolarmente ambiti, facendo alzare il prezzo delle case. Dal report dell’EEA emerge infatti come anche la possibilità di avere a disposizione del verde vicino a casa sia influenzata dalle condizioni socio-economiche. I quartieri più costosi hanno in media più verde di quelli meno costosi, aggiungendo un ulteriore elemento di disuguaglianza che penalizza i meno abbienti. Tuttavia, le differenze nella disponibilità di spazio verde tra i gruppi socio-economici sono particolarmente specifiche di alcune località. E, in molti casi virtuosi, sono risolte grazie a interventi di riqualificazione urbana e inclusione sociale.

Il verde nelle città europee

Secondo l’OMS, per stare bene dovremmo vivere a meno di 300 metri da uno spazio verde di almeno mezzo ettaro, fattore importante soprattutto per le persone più fragili. Peccato che la metà della popolazione europea non raggiunga questo requisito. Secondo l’EEA le zone verdi o blu costituiscono in media il 42% dell’area urbana delle principali città europee. Percentuale che si abbassa al 41% se si prendono in considerazione solo le capitali. Tra le capitali, primeggiano Oslo e Zagabria, il cui territorio è composto da infrastrutture verdi per oltre 70%, seguite da Lubiana, Helsinki e Vilnius. Roma, invece è nella seconda metà della classifica, raggiungendo il 34% di verde.

Sembrerebbero percentuali piuttosto alte, che però si abbassano drasticamente quando si guarda solo alle aree verdi realmente accessibili dal pubblico. In questo caso, si passa a una media del 3% di suolo verde a disposizione dei cittadini, 7% per le capitali.  E cambia anche la classifica generale, portando al primo posto Stoccolma (20% circa), seguita da Dublino e Atene. La presenza di verde urbano è ai primi posti della classifica delle priorità delle persone quando si tratta di scegliere una casa e un quartiere: coinvolgere le comunità locali nella progettazione urbana e nella gestione delle aree verdi potrebbe perciò aiutare a dargli spazio, oltre a favorire un maggiore senso di appartenenza.

Non è un caso che l’undicesimo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 si proponga, al punto 11.7, di fornire entro il 2030 «accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili». Un obiettivo preso particolarmente sul serio dalle città firmatarie del Green City Accord. Guidate dai propri sindaci, si impegnano a migliorare la qualità della vita dei loro cittadini intervenendo su 5 aree chiave:

  • aria
  • acqua
  • natura e biodiversità
  • economia circolare e rifiuti
  • rumore

Qualche esempio virtuoso

In tutta Europa esistono già diversi case studies, distribuiti a ogni latitudine e longitudine, che dimostrano le potenzialità salutari e sociali degli spazi verdi.

Nell’ambito del programma di ricerca Clever Cities, Malmö sta collaborando con i residenti del quartiere di Lindängen per affrontare grazie alla creazione di soluzioni verdi i problemi che lo affliggono: densità di popolazione, bassi tassi di istruzione superiore e di occupazione, aspettativa di vita più bassa rispetto al resto della Svezia. Gli abitanti hanno proposto un’area di svago con elementi edibili, per aumentare la biodiversità e allo stesso tempo rendere più attrattiva la zona.

A Parigi il programma OASIS (Openness, Adaptation, Sensitisation, Innovation and Social Ties) trasforma i giardini scolastici in “oasi verdi” pedagogiche, accessibili anche agli altri abitanti, con aree ombreggiate, fontane, piante resistenti alla siccità e sistemi per il recupero dell’acqua piovana. In tutta Berlino, invece, città impegnata nell’iniziativa Edible Cities Network, si creano orti urbani volti a riqualificare aree dismesse e a rafforzare la coesione sociale, soprattutto in quartieri svantaggiati.

A Zagabria è stato creato un giardino terapeutico in un’ex area industriale, uno spazio verde tranquillo per il giardinaggio, l’interazione sociale e il relax, dedicato in particolare alle persone con disabilità. Mentre a Tallin è sorto all’interno dello storico giardino botanico un giardino dei sensi, anch’esso dedicato soprattutto a persone con disabilità visive, che possono toccare e assaggiare le piante. A Genova, infine, è attivo un Orto Collettivo, che recupera terreni abbandonati in contesti urbani fornendo uno spazio comune ai residenti per coltivare cibo in modo sostenibile e favorendo le attività all’aperto e l’apprendimento.

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