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lunedì 23 Settembre 2024

Case di lego per l’edilizia sostenibile

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Tutti abbiamo giocato ai lego almeno una volta nella vita, costruendo con i mattoncini a incastro strutture di fantasia abitate da personaggi inventati. Adesso immaginate di trasporre tutto ciò nella realtà, utilizzando mattoni veri e propri per edificare case a misura d’uomo. È l’idea a cui sta lavorando la startup tedesca Polycare, con l’obiettivo di sostituire i tradizionali materiali da costruzione con alternative ecologiche, a partire dai suoi mattoni ideali per un’edilizia sostenibile.

Che l’edilizia sia il settore più inquinante in assoluto è ormai risaputo. Ma è meno noto come la sostenibilità di un edificio risieda nel modo in cui è costruito, prima che nell’efficienza degli impianti. Ecco perché la ricerca di materiali e metodi di costruzione sostenibili è oggi uno degli ambiti più fertili di idee. Dare vita a edifici sostenibili, infatti, non fa bene solo agli ecosistemi, ma anche alle persone, creando ambienti domestici più sani e aumentando il valore delle proprietà.

 

I mattoni sostenibili di Polycare

I Polyblocks sono mattoni a incastro simili ai lego, ma, una volta assemblati, danno vita a case abitabili nella realtà e non solo nella fantasia. L’idea di ideare questa tipologia di mattoni è venuta a Polycare in seguito al terremoto di Haiti (2010), con l’obiettivo di permettere a chiunque di costruire un’abitazione con le materie prime a disposizione localmente. I Polyblocks possono infatti essere costruiti con materiali naturali e/o riciclati: sabbia, materiali edili, collanti a base di bottiglie in PET riciclate, senza l’utilizzo di acqua. Ciò significa che, oltre a essere sostenibili, sono anche economicamente accessibili.

In genere sono costituiti da un 90% di sabbie naturali e da un 10% di collante. Ne risulta un calcestruzzo polimerico meno inquinante e 5 volte più resistente del tradizionale calcestruzzo cementizio, responsabile ogni anno dell’emissione di 3 miliardi di tonnellate di carbonio (il 6-9% del totale delle emissioni antropogeniche). Tale composizione li rende inoltre resistenti all’acqua e ai raggi UV, ovvero ottimi per isolare termicamente gli ambienti.

Come se non bastasse, i Polyblocks sono anche completamente riciclabili. Non è soltanto possibile recuperare il materiale di cui sono composti, ma anche smontarli e rimontarli per realizzare altre strutture, proprio come con i lego. Ecologici, poco costosi, isolanti e riciclabili, i mattoni di Polycare potrebbero davvero rivoluzionare il mondo dell’edilizia sostenibile, rendendolo finalmente circolare, inclusivo e a misura di tutti. Lo dimostra la recente costruzione in Namibia di 100 case con Polyblocks ad opera di una fabbrica che impiega 15 uomini e 15 donne.

 

Altri mattoni per un’ edilizia sostenibile

Il primo passo per dare vita a un edificio sostenibile è scegliere materiali da costruzione sostenibili. Per garantire efficienza energetica e soprattutto semplificare il problema dello smaltimento degli scarti edilizi e non solo. Accanto a Polycare, molte altre aziende e startup stanno lavorando allo scopo e alcune di queste si occupano proprio di mattoni.

A Nairobi (Kenya), per esempio, Gjenge Makers, startup dell’imprenditrice Nzambi Matee, utilizza i rifiuti di plastica che inondano il paese per fabbricare mattoni, piastrelle e coperture per tombini. Per farlo, li mescola con la sabbia, creando prodotti sostenibili, resistenti ed economici. Dal 2018 ha già riciclato oltre 20 tonnellate di plastica, producendo tra i 1000 e i 1500 mattoni al giorno dando lavoro a 110 persone. Insomma, un progetto con un impatto tanto ambientale quanto sociale, l’essenza della sostenibilità.

In Indonesia un impianto di riciclaggio di Bohrok produce mattoni a partire da bottiglie di plastica, trasformandole da rifiuto dannoso a risorsa preziosa. Le bottiglie vengono riempite di altra plastica (soprattutto imballaggi, morbidi e flessibili) e poi disposte regolarmente in una colata di cemento. Anche qui, il risultato è un materiale resistente ed economico, che dà lavoro a tanti e permette a tutti di abitare in case solide.

Dalla Francia arriva infine l’idea di utilizzare vecchi vestiti per assemblare eco-mattoni isolanti dal punto di vista termico e acustico. Merito di Clarisse Merlet e della startup FabBRICK, che ha lo scopo di contrastare il fast fashion innovando contemporaneamente l’edilizia. Gli abiti dismessi diventano così una materia prima. E possono dare vita a prodotti sostenibili e di design, uno diverso dall’altro, perfetti anche per costruire mobili o altri oggetti di arredamento. Al momento la startup sta lavorando all’adattamento dei suoi mattoni tessili alla fabbricazione di vere e proprie strutture, industrializzando il processo senza perdere la propria vocazione locale.

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