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lunedì 23 Settembre 2024

Sostenibilità e digitalizzazione in azienda

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La sostenibilità in azienda passa dalla digitalizzazione, in vista di un business ecocompatibile, inclusivo e conveniente.

Sempre più imprese si stanno accorgendo del fatto che adottare pratiche sostenibili ripaghi, sia in termini di costi che di visibilità e appeal nei confronti dei clienti. E per farlo stanno sviluppando modelli di business sostenibili e all’insegna della digitalizzazione dell’azienda. Piani che permettano loro di continuare a crescere senza danni per il pianeta e le persone. Anzi, con l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality e un maggiore benessere dei lavoratori.

A guidare quel 70% di aziende italiane che secondo la ricerca “Seize the change: futuri sostenibili” di Ernst & Young ha già previsto un piano di sostenibilità, la metà delle quali lo ha già elaborato, è naturalmente l’Agenda 2030, con i suoi 17 SDGs (Sustainable Development Goals). E soprattutto del numero 9: «costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile».

La digitalizzazione sarà un’alleata imprescindibile della transizione sostenibile delle imprese sia dal punto di vista ambientale che sociale che economico. La strada è dunque già tracciata: non resta che stabilire target precisi e misurabili e scadenze per il loro raggiungimento. Solo così sarà possibile monitorare i passi avanti fatti e dimostrare che l’attenzione alla sostenibilità non costituisce soltanto una strategia di marketing.

 

Le aziende per la sostenibilità

La conversione del proprio business in chiave sostenibile non è più una decisione illuminata di pochi, è un imperativo. Gli aspetti etici della scelta dovrebbero bastare a convincere le aziende a rivedere i propri processi di produzione, trasporto, commercializzazione, packaging e tutto ciò che contribuisce, a seconda dei settori, a migliorarne l’impatto ambientale e sociale. Se l’etica non dovesse essere sufficiente, ecco che interviene la convenienza. Più i consumatori guadagnano consapevolezza rispetto a queste tematiche, più pretenderanno un impegno in tal senso da parte delle imprese.

La sostenibilità è divenuta un fattore dirimente anche in termini di concorrenza con gli altri player del proprio settore. Tanto da spingere alcune imprese a inserirla tra i valori cardine della propria brand identity o per lo meno di rinfrescare periodicamente la propria immagine green. Ed è perciò sempre più difficile distinguere le reali prese di posizione (e di impegno) sul tema e il cosiddetto “greenwashing”, una cinica e ingannevole strategia di marketing che non cela alcun reale progresso dell’azienda. A trattenere le aziende da una sincera riconversione dei propri prodotti, processi e, perché no, edifici in chiave sostenibile è ovviamente l’aumento dei costi da sostenere. E qui interviene il digitale, che può dare una spinta alla transizione ecologica sotto diversi profili aiutando le aziende a tenere sotto controllo le spese.

 

Il ruolo del digitale

La digitalizzazione dell’azienda può infatti portare con sé una maggiore efficienza energetica, produttiva e del personale. Senza contare l’aumento della resilienza, cioè della capacità di affrontare prontamente gli imprevisti, anche quelli climatici o sanitari, senza esserne travolti. La pandemia l’ha appena dimostrato, accelerando notevolmente la digital transformation in ogni campo. Digitalizzare significa, prima di tutto, semplificare: la comunicazione tra i colleghi e con clienti e fornitori, la produzione, la logistica, il monitoraggio di impianti e macchinari, l’archiviazione di file e non solo.

Dal punto di vista energetico, investire nella building automation consente di tenere sotto controllo tutta l’impiantistica di un edificio, per monitorare i consumi e utilizzare in modo ottimale le risorse, nello stesso modo in cui lavora la domotica per le abitazioni private. Ma l’IoT può essere anche una valida alleata dei macchinari, perché permette di compiere una manutenzione predittiva. Sensori, data analysis e intelligenza artificiale individueranno anomalie e criticità prima che si trasformino in guasti, riducendo tempi di fermo macchina e costi di riparazione. Anche la gestione logistica stessa di un magazzino o di un impianto di produzione può essere compiuta tramite software che minimizzano gli errori.

Per non parlare dei benefici che i lavoratori stessi trarrebbero da un contesto lavorativo tecnologizzato, che aumenta il comfort ambientale e facilita le mansioni quotidiane. Da questo punto di vista sarà fondamentale anche digitalizzare dati e documenti – minimizzando oltretutto l’utilizzo di carta – e incoraggiare il lavoro da remoto se richiesto.

È dunque giunto il momento per le aziende di sviluppare modelli di business digitalizzati, oltre che sostenibili. E di completare una digital transformation che, secondo l’UE, rappresenterà nel 2025 il 5,8% del PIL europeo, raddoppiando i professionisti impiegati nel settore. Una dimostrazione del fatto che la costruzione di una digital economy incentrata sulle persone, oltre che sull’ambiente, è possibile. A dare una mano alle imprese italiane nella trasformazione ci penseranno i fondi del PNRR destinati al Piano Transizione 4.0. Potranno essere impiegati per investimenti in beni strumentali, ricerca e sviluppo, design e ideazione estetica, ma anche per la formazione. Per rendere operativo il nuovo apparato digitale bisognerà infatti mettere il personale in condizione di sfruttarne e attivarne le possibilità.

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