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lunedì 23 Settembre 2024

Water Service Divide: il divario fra Nord e Sud

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Il Sud ha sete. Si chiama “Water  Service Divide” ed è l’indicatore utilizzato per conoscere le differenze tra territori nella gestione delle risorse idriche e delle reti fognarie. Esiste un divario ben marcato che separa le performance in materia di risorse idriche tra Sud e Nord del nostro Paese.

 

Water Service Divide: interviene l’Arera

 

Il Water Service Divide tra Nord e Centro Italia continua a essere un grave problema. Lo ribadisce ARERA (l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente) nella segnalazione al Parlamento riguardo le criticità del servizio idrico nel Mezzogiorno. 

 

Si tratta di una piaga irrisolta che affligge circa un terzo degli abitanti, che si ritrovano a vivere con poca acqua, poca depurazione, pochi investimenti, tariffe basse e un tasso di morosità molto elevato. Le radici di questo problema risiedono in una gestione frammentata e nell’assenza di realtà industriali vere: parliamo di enti mai istituiti o che non funzionano a dovere, o schemi tariffari che aspettano un’approvazione dopo anni. 

 

Il messaggio dell’Arera

 

ARERA, tenendo conto anche degli obiettivi previsti nel PNRR, suggerisce in prima battuta l’istituzione di un ente di governo dell’Ambito operativo e, in secondo luogo, il completamento delle procedure di affidamento del servizio a un gestore integrato. 

 

Gli interventi necessari che l’Autorità ha segnalato al Governo e al Parlamento sono i seguenti: 

 

  • Interventi normativi di modifica delle vigenti previsioni legislative. 
  • Stabilire un termine perentorio entro cui concludere tutti i processi. 
  • Affidare i servizi a un soggetto societario per il controllo pubblico che tuteli la continuità di servizio ai cittadini in caso di scadenza dei termini previsti. 

 

Un futuro a rischio 

 

Il Water Service Divide tra Nord e Sud rischia di ampliarsi. Un dramma epocale, anche considerando i dati sulla desertificazione prossima ventura. Alcuni dati spiegano la portata del disastro che incombe sul Sud: in Sicilia, dove viene disperso il 50,5% di acqua dalle reti idriche. Fa peggio la Sardegna, dove il dato della dispersione raggiunge il 51,2%.

 

La segnalazione di ARERA si basa ovviamente sui risultati ottenuti dopo un monitoraggio semestrale sugli assetti locali del servizio idrico integrato, svolto proprio dalla stessa Autorità, attraverso analisi trasmesse dagli enti del governo d’ambito e da altre figure competenti nominate dalla legislazione regionale. 

 

Così interviene l’Authority dei servizi pubblici – “Permane nel nostro Paese un water service divide: a fronte di un’ampia area, collocata in prevalenza al Nord e al Centro, in cui i servizi, gli investimenti, l’attività legislativa, il funzionamento degli enti di governo e le capacità gestionali degli operatori appaiono in linea con i più elevati obiettivi del settore idrico, persistono situazioni principalmente nel Sud e nelle Isole in cui si perpetuano inefficienze”.

 

Un quadro che – continua ARERA– “Pur con un completamento del percorso di adesione degli enti locali ai relativi enti di governo d’ambito e con la razionalizzazione del numero degli Ato – Ambito territoriale ottimale – (oggi 62, erano 71 nel 2015), le criticità ancora presenti evidenziano la necessità di un’azione di riforma per il rafforzamento della governance della gestione del servizio idrico integrato, soprattutto in considerazione del permanere di situazioni di mancato affidamento del servizio in alcune aree del Paese (Molise e Calabria, nonché la parte maggioritaria degli ambiti territoriali di Campania e Sicilia)”.

 

Water Service Divide e il PNRR

 

In coerenza con l’obiettivo del PNRR – e cioè che “Nel Mezzogiorno l’evoluzione autoctona del sistema non è percorribile senza un intervento centrale finalizzato alla sua risoluzione” – ARERA giudica “condizioni necessarie per l’allocazione delle risorse del PNRR […] la presenza di un ente di governo dell’Ambito pienamente operativo ed il completamento delle procedure di affidamento del servizio ad un gestore integrato”. È per questo che l’Authority ha ritenuto “opportuno segnalare al governo e al Parlamento l’utilità di interventi normativi di modifica delle vigenti previsioni legislative per accelerare l’affidamento del servizio idrico integrato”. Tra queste viene ritenuto “necessario prevedere un termine perentorio entro cui concludere i processi di affidamento, un supporto tecnico agli enti territoriali che ne avessero necessità, l’affidamento ad un soggetto societario a controllo pubblico nel caso decorrano i termini previsti, a tutela della continuità di servizio ai cittadini”.

 

I passi da seguire 

L’Autorità si propone di individuare e implementare strumenti volti a rafforzare i processi di aggregazione degli operatori e a supportare il riordino, da parte degli enti preposti, della governance del settore idrico e dei rifiuti, tra l’altro rafforzando la cooperazione con le altre istituzioni competenti (anche a livello regionale) per il comparto ambientale.

Per il settore idrico l’Autorità intende in particolare:

  1. proseguire la costante azione di monitoraggio – prevista dall’art. 7 del d.l. 133/2014 – sullo stato del riordino degli assetti locali anche verificando l’iter di perfezionamento delle procedure e delle attività di avvio di nuovi affidamenti e la relativa coerenza con la regolazione tariffaria applicabile;
  2. individuare le modalità più adeguate a promuovere institutional building nelle aree svantaggiate, favorendo anche azioni innovative di supporto tecnico, ovvero dove le misure canoniche non si sono rivelate sufficienti a rispondere né alle criticità sociali ed economiche relative a determinate categorie di utenti, né a quelle infrastrutturali che limitano la fruizione dei servizi. L’obiettivo consiste nella riduzione dei differenziali crescenti nei livelli di prestazione del servizio e nella possibilità di accesso all’acqua tra aree del Paese (superamento del water service divide), promuovendo azioni per la convergenza delle aree più svantaggiate, localizzate prevalentemente nel Mezzogiorno, verso livelli di prestazione dei servizi propri delle aree più avanzate del Paese.

 

È indubbio che questa sia una delle sfide principali per il futuro del Sud, soprattutto in vista del Recovery Fund. E se le premesse verranno rispettate ne gioverebbe il nostro intero Paese.

 


Per approfondire l’argomento puoi consultare le seguenti letture: 

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