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lunedì 23 Settembre 2024

La carrozzina digitale per abbattere le barriere

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Si chiama More, la carrozzina digitale, sempre connessa e manovrabile da una semplice app.

Quando la tecnologia si mette a servizio del progresso nascono progetti proprio come quello di Atlantica Digital.

L’azienda specializzata in innovazioni digitali e Cybersecurity ha creato More, una carrozzina connessa e digitalizzata in chiave IoT per migliorare la vita delle persone costrette su una sedia a rotelle.

Sono circa 650 milioni i disabili motori in tutto il mondo, costretti a muoversi in carrozzina ogni giorno. Di questi, un gran numero fa parte della generazione dei millennial, che come sappiamo, sono nati con una predisposizione al digital nettamente superiore alla media. Di conseguenza, trovarsi con un mezzo di trasporto quotidiano “vecchio”, che con il tempo non ha quasi mai subito evoluzioni, iniziava ad essere frustrante.

È per loro che è stato creato More, con l’obiettivo di: “Migliorare la vita delle persone costrette su una sedia a rotelle, dotare la carrozzina di tutti i comfort forniti dal digitale e dall’IoT, connetterla in rete e renderla fruibile in modo semplice e immediato con l’ausilio dello smartphone ovunque ci sia una rete WiFi o cellulare”. Le parole di Gianluca Spinello, Responsabile Progetti Innovazione Tecnologica (MORE) di Atlantica Digital, esprimono a pieno i valori sottesi al progetto.

Gli studi per la realizzazione di More sono partiti nel 2017, con la prima presentazione del prototipo al Ministero della Difesa nell’ambito del PNRM (Piano Nazionale Ricerca Militare). “La carrozzina connessa ha ricevuto molto sostegno in ambito militare in seno alla Difesa – racconta Spinello – perché usata come strumento di riabilitazione per la cura e l’assistenza dei veterani”.

La Difesa ha sempre avuto a cuore i suoi militari, soprattutto i reduci, e quindi un progetto del genere non poteva che essere accolto con grande entusiasmo. Fra i principali estimatori c’è il colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valore, un militare in carrozzina e il tenente colonnello Marco Iannuzzi che hanno seguito lo sviluppo di persona i benefici del prototipo More.

 

 

Sulla carrozzina digitale parla il colonnello Gianfranco Paglia

Attualmente, prima di comprare una carrozzina devi decidere cosa vuoi farne, l’uso è limitato e limitante”, dice Spinello, che parla a ragion veduta essendo disabile e costretto sulla sedia dopo un incidente, molto appassionato di meccanica e tecnologie.

Una carrozzina per la città è diversa da una per praticare sport o andare in gita – aggiunge – quindi in teoria bisognerebbe avere diverse carrozzine a seconda delle attività che si fanno. Ma non è sempre facile anche per questioni economiche”.

Una carrozzina costa in media 4mila euro circa, e può tranquillamente arrivare ad 8 mila euro, ma è soggetta a una forte e rapida usura. Spesso si rompe e passa mesi dal meccanico.

Oggi ad esempio vanno di moda le ultraleggere, che pesano meno di 5 chili, ma non hanno la possibilità di fare una regolazione.

In generale, la sedia è realizzata in carbonio, titanio o acciaio. Negli ultimi 20 anni l’unica evoluzione ha riguardato soprattutto i materiali. Ci sono poi quelle elettriche, che però hanno un aspetto negativo rilevante, sono molto pesanti, fino a 40 kg ed oltre, e costano ancora più care.

 

 

Cosa cambia con More

Il progetto è ancora al vaglio del Mise per quanto la fase di brevettazione sia in chiusura. Vediamone insieme le caratteristiche:

  • è un modello componibile con elementi aggiungibili che la trasformano a seconda dell’utilizzo.
  • è prodotta con materiale di stampa 3D
  • ricopre diverse occasioni di utilizzo quindi non ci sarà più bisogno di carrozzine diverse a seconda delle attività da svolgere

 

 

Interazione con l’IoT: la carrozzina come hub digitale

C’è poi tutto l’aspetto che riguarda l’IoT legato alla carrozzina, che oggi come oggi è alquanto limitato ma che con More diventa centrale. “Le carrozzine che sono in circolazione oggi hanno un’interazione con l’IoT e con l’Internet of Senses a dir poco ridicola – dice – ma la popolazione in carrozzina è fatta per lo più di giovani, l’età media è bassa, e a maggior ragione il fatto che dei giovani non possano avere una interazione digitale con la carrozzina è assurdo”.

Sul mercato non esisteva ancora una carrozzina connessa, ed è per questo che Atlantica Digital ha realizzato questo modello che nel raggio di 15 metri consente ad uno smartphone di guidarla tramite WiFi e reti 4G e 5G.

Per fare cosa? Per poter usufruire di tutte quelle applicazioni IoT e Internet of senses che permettono di migliorare la vita e la salute di chi la utilizza.

Gli smartphone e i tablet ci aprono così all’innovativo mondo dell’ “internet of things” (IoT) che presenta certamente aspetti molto interessanti anche per incrementare la sicurezza e l’autonomia delle persone con disabilità. Internet of Things (IoT) è un neologismo nato dall’esigenza di dare un nome ad oggetti reali connessi ad internet: IoT è, ad esempio, una casa che apre le finestre e accende il riscaldamento e le luci appena ci sente arrivare, oppure un impianto di videosorveglianza che ci avvisa quando si attiva l’allarme e ci connette in diretta con la casa, o ancora, una serratura elettronica della porta di ingresso di casa che si apre automaticamente per permettere l’accesso ai soccorritori, se la persona residente ha necessità di un intervento sanitario urgente. Parliamo quindi di oggetti che, collegati tra loro tramite rete Wi-Fi, permettono di unire il mondo reale e virtuale così da gestire veri e propri “scenari intelligenti”.  Queste connessioni e questi scenari sono personalizzabili sulle esigenze della persona con disabilità, e sono coordinati da App installate sul dispositivo smartphone.

L’obiettivo di Atlantica Digital è mettere More sul mercato con tutti i suoi componenti ad un prezzo abbordabile. “La Asl garantisce un contributo per le carrozzine elettriche e di certo More può rientrare nella categoria – aggiunge Spinello – la nostra esperienza è portare innovazione in un ambito che resta troppo arretrato e merita di più”. L’azienda spera di portare il prodotto finito sul mercato entro due anni. Ora bisogna aspettare il via definitivo del Mise.

 


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